Guerra nucleare: un rischio o una minaccia? Mentre Zelensky annuncia che la Russia sarebbe pronta a far esplodere la centrale nucleare di Zaporižžja, rompendo il tabù più pericoloso del conflitto, in Parlamento va in scena una discussione semantica che mette a confronto Laura Boldrini e Giulio Tremonti.
La risoluzione proposta da Boldrini e dal Pd sul disarmo nucleare
La deputata del Pd è prima firmataria della “Risoluzione sul tema del disarmo nucleare” che, se approvata, porterebbe il Governo a “rilanciare ogni iniziativa volta all’obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari”. Boldrini e altri quattro onorevoli del Pd chiedono anche all’esecutivo “di considerare l’ipotesi di partecipare come «Paese osservatore» alla seconda riunione degli Stati Parte del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW) che si svolgerà a New York dal 27 novembre al 1° dicembre 2023”. E poi di inserire il tema del disarmo nucleare tra le priorità del programma della Presidenza italiana del G7, nel 2024”.
Rischio o minaccia nucleare? La discussione in Commissione Affari Esteri al Senato
La discussione è iniziata lo scorso 28 giugno alla Camera. Mercoledì 4 luglio il dibattito è passato nella Commissione Affari Esteri del Senato. Dove il confronto ha assunti i tratti di un simposio grammaticale. Il Governo, infatti, dopo la presentazione della risoluzione, aveva presentato delle riformulazioni basate su sinonimi. Dal resoconto della seduta, si legge che Boldrini accetta che al terzo paragrafo delle promesse, dopo la parola « progressivo », venga inserita la seguente: « graduale ». Accoglie, altresì, la proposta, riferita al quarto paragrafo delle premesse, di sostituire la parola « sono » con la seguente: « appaiono », come pure, nell’ottavo punto delle premesse, di sostituire le parole « un importante » con le seguenti: « il principale”. Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti.
L’analisi semantico-grammaticale
E così, dopo che le sottosegretaria Maria Tripodi accetta di mantenere nel testo la risoluzione approvata dalla commissione lo scorso 18 maggio, prosegue l’analisi semantico-grammaticale. “Con riferimento alla parte dispositiva, accetta di sostituire, al primo punto, le parole « rilanciare ogni iniziativa volta all’ »con le seguenti: « continuare gli sforzi verso l‘ », suggerendo, tuttavia, di aggiungere, dopo la parola « continuare », le seguenti « e in- tensificare ».
Tremonti: “Valutare la differenza tra “minaccia” e “rischio” nucleare
Poi arriva la scena clou di un dibattito a tratti surreale seppur su una tematica rilevante. Il presidente della Commissione, Giulio Tremonti, “invita a valutare con attenzione la differenza semantica esistente tra « minaccia » e « rischio »: infatti, Cina e Federazione russa, pur disponendo di testate nucleari, non hanno fin qui manifestato una chiara volontà di usarle, mentre la Corea del Nord potrebbe rappresentare un pericolo reale ed attuale, ma non dispone della infrastruttura tecnologica necessaria”, si legge nel bollettino della Commissione. A Boldrini, però, il termine rischio non piace.
Boldrini: “Si tratta di una minaccia reale, e non di un generico rischio”
Risponde ribadendo che “la Russia, per bocca dello stesso Presidente Putin, non ha escluso il ricorso all’arma nucleare nel contesto della guerra di aggressione all’Ucraina: si tratta, per la deputata del PD, di una minaccia reale, e non di un generico rischio”.
Tremonti, pur non volendo minimizzare i “rischi del militarismo aggressivo della Federazione Russa, che non precisa “che perfino Putin ha comunque subordinato l’utilizzo dell’arma atomica al verificarsi di circostanze estreme, al momento poco plausibili”. Ma Boldrini non ci sta. E continua a battere sul termine minaccia: “ribadendo la gravità degli scenari evocati dalla leadership di Mosca, chiarisce che ogni Paese dotato di un arsenale atomico costituisce, di per sé, una minaccia esistenziale per l’umanità”. Insomma, ognuno schierato sulla sua parola preferita: Tremonti è per il rischio, Boldrini per la minaccia.
La discussione si chiude così e viene rinviata. Chissà che i due non siano tornati a casa a sfogliare le pagine di un dizionario.