Perché questo articolo dovrebbe interessarti? Se quello 2022 è stato un autunno caldo di mobilitazioni studentesche, il 2023 si preannuncia caldissimo. A partire dallo sciopero internazionale indetto per il 17 novembre. Con Tommaso Martelli dell’Unione degli Studenti parliamo di quali saranno i principali temi che daranno il la a manifestazioni, autogestioni e occupazioni. Nelle grandi città. Ma non solo.
Ormai l’autunno è arrivato e, come da tradizione, inizia la stagione delle mobilitazioni studentesche. Se la scorsa stagione autunnale era stata calda, con cortei, presìdi, assemblee pubbliche in trentasei piazze italiane, quest’autunno si preannuncia di fuoco. Con più di quaranta città manifestanti. E’ la previsione di Unione degli studenti, sindacato studentesco a difesa dei diritti degli studenti, interpellato da True News. Probabile kick-off delle varie forme di attivazione studentesca è lo sciopero internazionale degli studenti del 17 novembre, mobilitazione nazionale su larga scala che tocca anche alcune capitali europee. Oltre ai grandi temi di più ampio respiro tra cui ecologia, transfemminismo, pace e disarmo, la popolazione studentesca italiana nello specifico si unisce per un obiettivo comune: lanciare un segnale forte di dissenso e opposizione verso le politiche intraprese dall’attuale governo e da quelli precedenti. Contro la scuola del merito.
Unione degli studenti: in piazza contro la scuola del merito e delle disuguaglianze
Il 17 novembre Unione degli studenti scenderà, dunque, in prima fila a manifestare nelle piazze di tutta Italia. “Abbattiamo la scuola del merito, riprendiamoci i nostri diritti” è lo slogan di quest’anno, che riprende e comprende anche il precedente “Scuola, ora decidiamo noi”. Rivendicando l’urgenza di ridare decisionalità a chi la scuola la vive. Le intenzioni sono chiare, le rivendicazioni pure. Occupazioni delle scuole e manifestazioni in piazza sono gli strumenti di partecipazione scolastica attiva e cassa di risonanza per far sentire la propria voce alle istituzioni, secondo il gruppo. “Pretendiamo di esercitare il nostro diritto alla decisionalità, attraverso rappresentanza e la partecipazione, due diritti fondamentali su cui intendiamo costruire la scuola, e dunque la società del futuro”.
Per Unione degli studenti la scuola del futuro non è, dunque, di certo l’attuale scuola del merito, che propone “un modello di istruzione individualista, competitivo e meritocratico. Specchio e palestra di preparazione del modello di società sempre più elitaria, classista e disparitaria. In questo senso il significato ed il ruolo più profondo della scuola pubblica sono stati progressivamente smantellati: troppo spesso la scuola non è più lo strumento che permette l’emancipazione collettiva, ma il mezzo attraverso cui le disuguaglianze si rafforzano. Noi non ci stiamo: contro la scuola del merito e delle disuguaglianze, contro l’autonomia differenziata e il dimensionamento scolastico, contro chi vuole rendere l’istruzione una gara e un privilegio invece che un diritto di base per tutti. I diritti non si meritano e noi li pretendiamo garantiti”, afferma il sindacato studentesco.
Verso la scuola del futuro: tutte le rivendicazioni per cui si battono gli studenti
Unione degli studenti si oppone a gran voce alla scuola del merito. “Basata sulla competizione, che amplifica le disuguaglianze, che discrimina e punisce chiunque non rientri nei canoni rigidamente imposti e totalmente piegata alle richieste del mondo del lavoro”. Attraverso la nuova piattaforma specifica “I diritti non si meritano”, il sindacato rende manifesti i principali diritti studenteschi rivendicati. Suddivisi in cinque punti fondamentali. In primo luogo, Unione degli studenti rivendica il diritto ad un’istruzione gratuita ed accessibile. Per abbassare sia il costo del materiale didattico, sia quello relativo ai trasporti, si richiede un incremento dei fondi all’istruzione dal 3,6% al 5% del PIL, raggiungendo così la media europea. Il secondo punto verte sulla totale abolizione dei PCTO e dell’alternanza scuola-lavoro. L’alternativa promossa è, invece, un modello di istruzione integrata, che garantisca un approccio pratico e laboratoriale all’interno delle scuole, senza che questo implichi morti e sfruttamento.
Altro tema caldo riguarda la sicurezza nelle scuole, sia da un punto di vista strutturale, che psicologico. Il sindacato studentesco si batte per il diritto ad un’edilizia sicura, che preveda controlli e mappature delle condizioni strutturali e una maggiore tutela degli spazi scolastici. Inoltre, il gruppo si batte per il benessere psicologico degli studenti, a partire dal quarto punto del manifesto, ossia la riforma della didattica e della valutazione. Si chiede, dunque, l’abolizione dell’attuale didattica nozionistica e frontale, che impedisce il reale interesse partecipativo degli studenti, generando ansia da prestazione e stress. “La soluzione consisterebbe nel rivisitare i programmi didattici e avanzare verso un sistema di valutazione narrativa – e non numerica – che rimetta al centro la persona, senza alienarla a un numero” ha affermato Tommaso Martelli, esponente di Unione degli studenti.
La mobilitazione studentesca fa più rumore nelle grandi città. Ma anche i piccoli centri manifestano
Il quinto ed ultimo punto del manifesto “I diritti non si meritano” riguarda la richiesta di riforma studentesca mirata ad aumentare partecipazione e rappresentanza attiva degli studenti all’interno di tutte le scuole italiane. Una partecipazione che Unione degli studenti attende invece numerosa nelle piazze di tutta Italia il 17 novembre, per dare voce al dissenso studentesco generalizzato e interiorizzato. “Le aspettative sono alte. Si tratta di una mobilitazione complessiva su larga scala che copre tutto il paese, da nord a sud, dai piccoli centri alle grandi città”, afferma Martelli. Secondo l’esponente del gruppo, le forme di attivazione studentesca, che siano manifestazioni, occupazioni o autogestioni scolastiche, sono un fenomeno che riguarda le grandi città italiane, ma non solo. Le piazze principali come Milano, Roma, Napoli e Torino sono le più attenzionate dai media, ma non per forza le più partecipate e sentite.
Sicuramente, come conferma anche Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net intervistato da True News, “nelle grandi città metropolitane le mobilitazioni degli studenti sono più facilmente soggette a fenomeno di emulazione con effetto di reazione a catena”. Martelli, inoltre, aggiunge che “la pratica potrebbe dipendere anche da una questione culturale. Nelle grandi realtà non solo c’è maggiore dibattito, movimento e numero di scuole, ma è più facile decostruire l’idea di occupazione come azione illegale e violenta”.
Anche i centri minori però partecipano attivamente a processi di occupazione e manifestazione studentesca. Esempio più recente è il caso degli studenti di Pomigliano d’Arco, in Campania, che già il 20 ottobre hanno rilanciato una serie di date di attivazione in vista dello sciopero nazionale.