La morte di Claudio Graziano, dal 2022 presidente di Fincantieri, ha oggi colpito duramente il gigante della cantieristica italiana e il mondo delle istituzioni nazionali. Il generale dell’esercito era stato scelto nel 2022 come presidente di Fincantieri da Cassa Depositi e Prestiti, azionista dell’azienda, con il compito di sostituire come figura di garanzia nel cda del gruppo navale triestino l’ambasciatore Giampiero Massolo, pronto al passaggio in Atlantia. In precedenza è stato militare di alto profilo nei ranghi dell’esercito italiano e delle istituzioni militari europee.
Graziano, un generale “europeo”
Graziano è stato infatti scelto come presidente di Fincantieri nei mesi in cui più volte era stato chiamato in causa come figura di primo piano nella risposta strategica che i Paesi europei stanno strutturando dopo l’invasione russa dell’Ucraina in quanto dal 2018 guidava il Comitato militare dell’Unione Europea, il massimo organismo militare composto dai capi di stato maggiore della Difesa dei paesi membri.
Eletto per subentrare al generale greco Mikhail Kostarakos ai tempi della Commissione Juncker, Graziano si è contraddistinto per una grande spinta per la costituzione di un nucleo di autonomia strategica europea in campo della Difesa. E la sua chiamata alla presidenza di Fincantieri è stata, in tal senso, sintomatica della volontà di proseguire l’opera di Giuseppe Bono.
Nato nel 1953, Graziano, che vantava alle spalle una lunga carriera alle spalle che lo ha portato in Afghanistan (2004), nelle vesti di Comandante della Brigata Alpina Taurinense dispiegata, e successivamente in Libano in qualità di Force Commander e Head of Mission della missione UNIFIL (2007-2010) e ai vertici della Difesa italiana come Capo di Stato Maggiore (2015-2018). Da comandante ha perorato sempre con grande attenzione la ricerca di una dinamica struttura europea capace di agire in maniera complementare all’Alleanza Atlantica.
La strategia di Fincantieri e il futuro incerto
Qualcosa che Fincantieri ha fatto suo industrialmente, sia durante l’era Massolo-Bono che nella gestione congiunta di Graziano e dell’ad Pier Roberto Folgiero. La lunga gestione Bono, una delle più strutturate storie nel quadro dell’amministrazione delle partecipate pubbliche in Italia, ha portato Fincantieri a posizionarsi in maniera chiara.
Col consorzio Naviris, da un lato, Fincantieri ha plasmato l’alleanza con Naval Group per la realizzazione di diversi progetti dinamici di natura militare, dall’altro con il gruppo francese riesce a competere a pieno ritmo nei progetti che li vedono rivali per le forniture di Fregate Europee Multiruolo (Fremm) dimostrandosi un gruppo guida nel Vecchio Continente.
Le forze armate e lo Stato perdono una figura del mondo militare che ha saputo, nell’ultima fase della sua vita, capire anche i dettagli industriali del settore della Difesa. Forte di stima bipartisan, Graziano lascia un vuoto che è simboleggiato dalla copiosa pioggia di ricordi giunti dalle figure apicali dello Stato alla notizia della sua morte, dalla premier Giorgia Meloni al commissario europeo Paolo Gentiloni. E per Fincantieri si apre una difficile partita per la successione che dovrà portare al difficile compito di individuare un successore all’altezza.