Perchè leggere questo articolo? L’ex senatore pugliese Alberto Tedesco spiega il contesto politico dentro cui si stanno originando le polemiche sulla commissione di accesso agli atti nel comune di Bari, travolto dall’inchiesta sulla mafia. Nel frattempo Decaro è stato candidato da Schlein per le Europee: “Non usi queste elezioni per la sua scalata alle Regionali”
“Decaro non usi le Europee per altri obiettivi, come le Regionali”. Alberto Tedesco, già senatore Pd e assessore regionale pugliese, mette in guardia il sindaco di Bari dopo l’annuncio di Elly Schlein di candidare il primo cittadino barese, al centro della polemica sulle attività della commissione prefettizia, alle prossime Europee. Un appuntamento che si avvicina e che, nel capoluogo pugliese, travolto dalla bufera dell’inchiesta su mafia e politica, coincide con le comunali e anticipa, di un solo anno, le Regionali. Insomma, la mossa di Piantedosi, la replica in piazza di Decaro, le parole di Emiliano e le foto con sorelle dei boss si inseriscono nella cornice di una corsa politica che riguarda il capoluogo e la Regione. Dove da vent’anni governa il centrosinistra. Tedesco, però, dalla sua prospettiva di politico progressista, non lesina critiche sia a Decaro sia al governatore pugliese. L’intervista di True-News.it
Tedesco, che idea si è fatto della commissione d’inchiesta disposta dal Viminale?
Mi sono fatto l’idea di una grande speculazione politica. La prova provata è che l’iniziativa di mandare la commissione d’accesso sia partita dal ministro e non da una segnalazione del prefetto. Il ministro interviene in seconda battuta quando è il prefetto a far partire l’attività di ispezione. E ciò è ancora più grave perché su input di una parte politica. Non voglio fare la verginella ma non è mai accaduto che, in maniera così clamorosa, si sia chiesto il commissariamento di un capoluogo così importante in Italia. Su una vicenda importante sì ma che riguarda un’azienda municipalizzata. Non possiamo estendere il discorso dall’Amtab all’intera amministrazione.
Non è stato, quindi, “un atto di guerra”?
L’atto di guerra è un atto di legittima difesa. Durante la conferenza, Decaro si è difeso dopo l’apertura delle ostilità da parte di Piantedosi. Che ha violato una procedura che di norma parte dal prefetto, non dal ministero.
In questi giorni, si è messo in discussione il testo degli enti locali che disciplina le procedure per lo scioglimento dei comuni per mafia. E’ un tema da affrontare?
La responsabilità più grande di Decaro è che, da presidente dell’Anci, avrebbe dovuto revisionare i grandi margini di discrezionalità contenuti in questa legge. Che minano alle fondamenta delle democrazie, ovvero la volontà popolare che elegge le amministrazioni.
Intanto Schlein annuncia la candidatura di Decaro alle Europee. Il sostegno “antimafia” di questi giorni gioca in suo favore?
Decaro sta lavorando alle Europee già di diverso tempo, già da un mese pieno se non due. Credo anche con un qualche risvolto positivo. Ho dei sensori che mi parlano di altre realtà territoriali: sono convinto che avrà un buon risultato alle Europee. Questo poi dovrà caratterizzare il suo futuro. Ma, una volta eletto, come credo accadrà, non dovrà fermarsi alla prima stazione, ovvero alla Regionali. Perché le istituzioni non devono servire a coronare sogni a breve distanza. Decaro ci ha abituati a questo. Era in Parlamento poi nel 2014 si candidò a sindaco di Bari. Il suo percorso è stato sempre quello di utilizzare le istituzioni per una sorta di scalata.
Ora la polemica, con tanto di richiesta di audizione di Emiliano e Decaro in commissione parlamentare antimafia, si sposta sulle parole del governatore. Che ha parlato di aver incontrato, insieme al primo cittadino, la sorella di un boss locale.
L’uscita di Emiliano è improvvida in quella sede. Perché lì dove si stava contestando l’iniziativa della destra che punta a etichettare la città come mafiosa, raccontare un aneddoto, peraltro vecchio e datato, in quei termini, davanti a migliaia di persone, è stato un incidente di percorso. Non ci vedo letture e retropensieri. Per come è fatto, Emiliano si è fatto trascinare da questo impeto che lo caratterizza.
Come si pone questa vicenda, il vortice di polemiche, nella scia di una campagna elettorale per il futuro sindaco?
Riempie di veleni la campagna elettorale. Comunque vada, l’esito dell’8 e 9 giugno sarà in ogni caso condizionato dalle vicende che stiamo vivendo in questi giorni. Ovviamente io sono dell’opinione che, salvo che non emergano novità particolarmente rilevanti, il sentiment della popolazione barese è ancora molto favorevole al centrosinistra, alle trasformazioni subite in positivo dalla città di Bari. Nessuno può negare che la città sia cambiata positivamente e va dato merito ad Antonio Decaro soprattutto per l’attività prodotta negli ultimi anni. E’ ovvio che queste vicende poi toccano la sensibilità del cittadino. Che può reagire in maniera diversa: implementando l’ampia sfera di chi va a votare, di chi si astiene, o di cambia segno di voto. O può reagire incrementando il consenso al centrosinistra.
La consigliera ai domiciliari per l’accusa di voto di scambio politico-mafioso era stata eletta in una civica di centro-destra. Poi è passata a sostenere la maggioranza di Decaro. Altri casi simili si sono registrati nella Regione. C’è un problema di trasformismo?
Il trasformismo in Puglia nasce proprio nel centrodestra. Nessuno può dimenticare il trasformismo elevato a sistema quando Tatarella lanciò la scommessa di “oltre il polo”. Che risultò vincente. Ovvero quella di trasferire consensi dall’ambito del centrosinistra alla destra vera e propria. Quando un determinato fenomeno si innesta con quella carica di attrazione è poi difficile modificarlo. E’ una strategia che ha inaugurato la destra a Bari e che le ha consentito di diventare maggioritaria in maniera schiacciante, in particolare nel 1994. L’artefice di quel successo fu Tatarella, chiamato il ministro dell’armonia.
Certi fenomeni, come il populismo che si trasforma in civismo, si sa come partono e non si sa come vanno a finire. Oggi ovviamente c’è una forte attrazione da parte del potere a tutti i livelli. Sia che lo gestisca la sinistra sia che lo maneggi la destra. Dalla caduta della prima repubblica, sono finiti gli ideali. C’era una forte radicalizzazione prima che venisse introdotto il principio di legittimazione dell’avversario che ha reso più fluido il passaggio da una parte all’altra.
Siamo anche a un anno dalla Regionali…
Le Regionali sono sempre state almeno negli ultimi tempi un termometro della situazione politica in Puglia. Anche lì siamo alla vigilia del completamento di un ciclo che è durato vent’anni, partito dall’elezione inattesa di Vendola del 2005. Un ciclo che proseguirà fino al 2025 o fino al 2026 se il governo dovesse approvare una norma che, tenendo conto del Covid, possa allungare la legislazione regionale. Quell’appuntamento sarà importante per capire quale sarà stata l’evoluzione dei processi politici. Ci sono dei limiti nel governo di Emiliano. Soprattutto nella gestione del servizio sanitario : conti a posto ma servizio non proprio in ordine. Ci sarà una sorta di verifica da parte dei cittadini attraverso la lettura di risultati che saranno valutati. Il sentire sociale è la leva più forte che caratterizza il risultato.
Intanto, nella coalizione del centrosinistra, si avvicinano le primarie
Al netto delle vicende di cronaca che l’hanno intersecata, la campagna elettorale per individuare il nuovo candidato del centrosinistra è fondamentale. Se è vero tutto quello che abbiamo detto sull’amministrazione in questi vent’anni, è indubbio ci debba essere un’esigenza forte di rinnovamento. Che non significa rinnegare. Ma partire dal passato per portare avanti un processo di rinnovamento che dovrà portare a un salto di qualità per la città di Bari. E può avvenire utilizzando nuove personalità che hanno un curriculum di tutto rispetto. E parlo di Michele Laforgia.