Perché leggere questo articolo: La presenza di agenti delle intelligence di Italia e Israele sulla tragica crociera del Lago Maggiore è già un caso mediatico. Vediamo cosa si sa del tema
La tragedia sul Lago Maggiore di domenica sera si “tinge” di giallo per la natura delle vittime coinvolte nel disastro del naufragio del traghetto travolto dal maltempo. I morti nel disastro che ha coinvolto ben venticinque persone sono stati due agenti dei servizi segreti italiani, Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi, un ex membro delle forze di sicurezza, Shimini Erez, e la moglie russa dello skipper, Anna Bozhkova.
Il cordoglio dell’intelligence e i dubbi
Il Sistema informativo per la sicurezza della Repubblica, l’organo che coordina l’intelligence nazionale, ha espresso cordoglio per le morti dei due agenti e tramite fonti di stampa è emerso che anche i diciannove sopravvissuti erano in larga parte membri operativi o ex esponenti delle forze d’intelligence dei due Paesi.
Non stiamo qui a ipotizzare arditi complotti, attentati o casi simili, ovviamente. E sappiamo che una tragedia può accadere, specie in queste fasi di caotica variabilità mediatica. Ma il nodo chiave è sul fatto che la “Good…uria”, la nave naufragata nel Lago Maggiore nelle acque del Verbano, stesse ospitando un vero e proprio raduno di 007 italiani e israeliani. Si è parlato di una festa di compleanno finita in tragedia, ma diversi punti poco chiari esistono.
Il perché della presenza dell’intelligence in loco
Secondo il Corriere della Sera, in zona potrebbe essersi svolto un meeting italo-israeliano finalizzato allo scambio di documenti. Gli israeliani avrebbero perso il volo di ritorno e avrebbero deciso di prolungare di due giorni, fino a domenica sera, la loro permanenza nella zona.
Risulta poco plausibile in quest’ottica che una delegazione di agenti segreti israeliani possa giungere in Italia unicamente con voli civili e non abbia una soluzione d’emergenza in caso di perdita del trasporto diretto per il ritorno in patria. Tale fatto confligge con la celerità con cui i sopravvissuti al naufragio sono stati evacuati.
La rapida evacuazione
Repubblica in particolare fa notare che “i dieci superstiti israeliani” già ieri mattina “erano su un volo militare diretto a Tel Aviv. Gli italiani sono stati evacuati in fretta da pronto soccorso e hotel”. Verso dove non è precisato, ma è plausibile che le agenzie legate al Dipartimento per le Informazioni sulla Sicurezza (Dis) che coordina i servizi abbiano i loro punti di cura di fiducia per potersi muovere con la dovuta discrezione.
Ma Varese News, testata locale che presidia le aree del Lago Maggiore da cui la house boat è partita, sottolinea che “nessun albergo della costa lombarda o nelle vicinanze di Sesto Calende risulta aver ospitato persone rimaste coinvolte nella tragedia di Lisanza dove hanno perso la vita quattro delle 23 persone a bordo dell’imbarcazione turistica”. Neanche persone che si erano presentate sotto falsa identità. Neanche dello stesso Shimini Erez sembrerebbero risultare prenotazioni.
I servizi e le dichiarazioni da tenere d’occhio
In quest’ottica, riassumendo, abbiamo una versione ufficiale dei fatti che parla di una crociera di relax e diporto finita male. E versioni confliggenti circa la volontà degli agenti, italiani e israeliani, di trovarsi in luogo o un presunto prolungamento della permanenza dettata dalle circostanze. Non abbiamo invece idea di dove alloggiassero gli agenti coinvolti.
Abbiamo però – come da prassi – una dichiarazione esplicita dei servizi italiani per il cordoglio dei due morti nostri connazionali e un’informale certificazione della presenza di molti agenti su quella barca. Se la prima, da prassi, è una dichiarazione tipica, la seconda è sicuramente più anomala. E viene da pensare in primo luogo alla prospettiva che la crociera di domenica fosse in realtà la scusa per un incontro ad alto livello tra i servizi dei due Paesi o che avesse seguito a ruota un analogo confronto.
Il nodo sicurezza per l’intelligence
Che l’Italia e Israele coordino da tempo gli sforzi securitari non deve sorprendere. Roma è nell’alleanza d’intelligence occidentale fondata sul Five Eyes anglosassone e sulle spie di Tel Aviv. I due Paesi monitorano da vicino il Medio Oriente, il terrorismo jihadista, l’Iran e le grandi partite energetiche che li vede confrontarsi, in primo luogo, con la Turchia nel Mediterraneo orientale. E i contatti sono costanti, sia in forma diretta che indiretta.
Ma in quest’ottica va sottolineato che, a prescindere, il naufragio è avvenuto in un contesto ad alto rischio securitario. Sia che la riunione formale si sia svolta sulla barca poi naufragata sia che i dipendenti delle due intelligence si siano concessi un momento di svago in un contesto a così alto rischio meteorologico siamo di fronte a due eventi portatori di grandi minacce, come poi i fatti hanno tragicamente dimostrato.
Ci sono sicuramente delle falle in materia di risk management e di gestione della sicurezza che hanno esposto a una situazione di pericolo elementi chiave dell’intelligence dei due Paesi. Elementi su cui ci sarà da riflettere. Quel che è certo è che, ora dopo ora, la natura di semplice uscita fuori porto della crociera tragica della “Good…uria” sembra sfumare, mentre attorno si delinea una complessa storia d’intelligence. Con tutti i silenzi e le ombre del caso.