Lol è (stato) lo show fenomeno di Prime Video. Per quanto riguarda la prima edizione. Le successive due, purtroppo, non sono state all’altezza ma, in ogni caso, ne arriveranno almeno altre sei (numero indicativo). Perché sulla piattaforma di Bezos funziona così, si va all’ingrosso senza badare a spese. Altrimenti non si spiega come mai un format tipo Celebrity Hunted sia ancora a piede libero. Comunque, oggi vorremmo concentrarci su una questione ben più spinosa. Ovverosia: da quando le donne in tv hanno smesso di far ridere? Vale per Lol, certo, ma anche per altre trasmissioni. Soprattutto, vale per il racconto che gli autori di qualunque show di prima serata, Sanremo compreso, sembra aver cucito addosso a una qualunque figura femminile gli capiti di mettere davanti alle telecamere. La donna ha da frignà, parafrasando. In superflui monologhi che appesantirebbero pure la stessa Corazzata Potëmkin ma che poi “spaccano” sui social. Qui omettiamo, volutamente, il complemento oggetto. Qualche eccezione ancora c’è, perdura. Ma, nel complesso, lo scenario attuale della comicità femminile è desolante. Sarà colpa di TikTok, della miopia degli autori tv o, semplicemente, loro stesse ci hanno rinunciato per seguire altri #trend? Criticarle o anche solo porre la questione è, in ogni caso, terreno scivoloso assai di questi tempi. A maggior ragione, eccoci a percorrerlo.
Lol, le donne in tv non fanno più ridere?
Lol 3 è stato funestato da una pressoché imperante inerzia sfoggiata a ogni sbadiglio sospinto da ogni membro del cast. Ci si ricorda, però, di Nino Frassica, Herbert Ballerina, Fabio Balsamo come c’è chi ha apprezzato i mitologici Luca e Paolo. Nazi-femministe a parte, però, difficilmente si sono visti spontanei elogi nei confronti del cast femminile. Al massimo, qualche complimento per gli outfit e morta lì. Non ha brillato la storia, ossia Marina Massironi, tantomeno lo hanno fatto le “nuove leve” Brenda Lodigiani e Marta Filippi. In effetti, a voler fare i contabili del gender, erano solo tre su dieci. La matematica non stava certo dalla loro. Detto ciò, ci dichiariamo comunque convinti che, a parità di numeriche, ci fosse stata “una” Virginia Raffaele, ce ne saremmo accorti.
Sempre parlando di “numeriche”, un’altra evidenza è che, in assoluto, nella comicità, tra stand up e cabaret, ci siano molti più nomi maschili che femminili. Non è sempre stato così. Basti pensare al successo di personaggi come Geppi Cucciari, Anna Maria Barbera, Lucia Ocone e tante altre, solo per stare negli ultimi due decenni. Cosa è successo, poi? A parte Michela Giraud e la sempre splendida Emanuela Fanelli, oggi le artiste che riescono nell’impresa di far ridere il pubblico nostrano si contano sulle dita di una mano monca. Ma guai a criticare, chiunque ci provi viene immediatamente tacciato d’essere il peggior sottoprodotto dell’imperante patriarcato. E forse anche questo è parte del problema.
Lol, che fine ha fatto l'(auto)ironia?
È luogo comune, spesso decisamente fondato, che i comedian non siano degli allegroni, giù dal palco. Si parla di caratteracci, di tendenze alla più feroce malinconia. E finché non traspare in scena, vero o no, comunque non sarebbe cosa in cui ficcare il naso, da pubblico. Come telespettatori, però, assistiamo impotenti a tante brutture. In primis, i monologhi, vero flagello di ogni show di prima serata e non solo. Non importa chi sei, conta solo il tuo trauma (reale, presunto o percepito). Viviamo in tempi in cui perfino Miriam Leone si è sentita in dovere di tirar fuori una storiella sul bullismo al liceo: le dicevano fosse bruttina, pare, per via delle sopracciglia troppo invadenti. Come no? La maggior sensibilità riguardo alle questioni femminili ha portato a un ammansimento generale nei loro riguardi. Una donna non si critica, si ascolta in religioso silenzio, si venera a prescindere, in quanto tale.
E forse è proprio l’assioma Instagram per cui “L’ha fatto una femmina” (quindi non può essere qualcosa di malvagio) ha reso dispari qualunque tipo di riflessione o dibattito. Viviamo in un mondo così estremamente suscettibile da non essere più in grado di discernere tra critica e insulto gratuito, tra obiezione e dritto sul grugno. Lol, non è così che si costruisce un dialogo, non è così che, posto un problema, si percorre la strada per risolverlo. Ammettere che ne esista uno, tanto per cominciare, è come si dice, sempre il primo passo.
Lol, l’alibi del patriarcato e la sottocategoria del panda
Lol, se una donna non fa ridere, non si può dire. Pur apprezzando infinitamente lo splendido lavoro che Geppi Cucciari sta portando avanti su Rai 3 al timone dello show Splendida Cornice, la penuria di volti femminili al suo livello c’è e si sente tutta. Quali le cause? Al netto di qualche casting miope (che può sempre capitare), le donne sembrano aver perso la voglia di far ridere. Al di fuori di TikTok, è tutto un pianto. Per davvero o per copione. E lo stesso pianto si verifica, ma nel telespettatore, quando una TikToker viene chiamata a fare tv. Non è scontato che il passaggio sia indolore, anzi. I due linguaggi sono totalmente diversi e se una cosa ha senso e seguito sulla nota piattaforma, non è detto che produca lo stesso risultato sul piccolo schermo. Andrebbe riadattata, forse, proprio come accade nel doppiaggio. Anche solo suggerirlo, però, potrebbe essere considerato “mansplaining”.
Fosse un’altra donna a farlo notare, invece, peccherebbe comunque perché la regola aurea è #GirlsSupportingGirls. Non riusciamo a immaginare qualcosa di più svilente. Supportare chiunque, uomo, donna o triceratopo che sia, non è un obbligo né un dovere morale. Pretenderlo per questa o quella categoria significa partire dall’assunto che tale categoria sia più debole. Coccole e preghiere si riservano ai panda, non certo ai leoni. Alla fine, questo rischiamo di diventare in tv come in molti altri aspetti della vita: panda. Costantemente “protette”, elogiate, ricoperte di cuori su Instagram a prescindere. E, allo stesso tempo, sempre meno. E meno brave. Lol?