Tragedia del Mottarone: se non fossero stati apposti i forchettoni, la cabina numero 3 della funivia si sarebbe arrestata “appesa alla fune portante” e non sarebbe precipitata causando la morte di quattordici persone. E’ stato notificato oggi l’avviso di chiusura delle indagini per quanto avvenuto il 23 maggio del 2021. La Procura di Verbania ha notificato gli atti ad otto persone tra cui due società. Ribadendo quelli che sono gli elementi cardine del capo di imputazione. SCARICA IL DOCUMENTO DELLA PROCURA
I mancati controlli a vista sulla fune che poi si è spezzata, e parallelamente l’attivazione del forchettone che ha disinnescato in sostanza il sistema frenante di sicurezza sono state azioni intraprese in modo consapevole per ottenere risparmi nei costi di gestione della struttura. La cabina, arrivata a pochi metri dalla stazione di arrivo, in cima al monte, invece che bloccarsi “retrocedeva verso valle in direzione Stresa, località Alpino, acquistando sempre maggior velocità e, dopo una corsa di oltre 400 metri, raggiunto il pilone numero 3 della tratta Alpino- Mottarone, si sganciava dalla fune portante, precipitando al suolo dall’altezza di circa 17 metri, schiantandosi a terra e proseguendo la sua corsa a causa dell’elevata pendenza del terreno per, poi, collidere contro un albero di alto fusto”, è stato ricostruito dalla Procura.
Le accuse della Procura: “Rimosso un sistema di sicurezza per prevenire disastri”
I pm mettono nero su bianco le loro accuse nei confronti del titolare dell’impresa di gestione della funivia Luigi Nerini, del direttore tecnico Enrico Perocchio, del caposervizio Gabriele Tadini per il reato di “rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro”. Si legge nell’avviso di chisura indagini: “In concorso tra loro, con piu’ azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, anche in tempi diversi, (…) apponevano i c.d. forchettoni di colore rosso sulla parte superiore del carrello delle cabine n. 3 e 4 dela tratta Alpino-Mottarone – Tadini materialmente, Nerini e Perocchio avallando e, in tal modo, rafforzando la determinazione del caposervizio, e, pertanto, apponevano dei dispositivi di esclusione di una funzione di sorveglianza-sicurezza, (…) aventi la funzione di escludere il sistema frenante di emergenza della cabina, tenendo aperte le ganasce poste sulla fune portante dell’impianto, in tal modo rimuovendo un sistema di sicurezza destinato a prevenire disastri e/o infortuni sul lavoro”.
I mancati controlli mensili sulle funi ed i segnali di degrado ignorati
Ed ancora: non furono effettuati i “controlli a vista mensili sul tratto di fune traente in prossimità del punto di innesto al carrello (testa fusa), previsti dal manuale d’uso e manutenzione” e dal “regolamento di esercizio”, quindi non vennero rilevati i “segnali di degrado della fune (….)”, che invece “si deteriorava progressivamente, sino a rompersi”, proprio in corrispondenza dello stesso punto d’innesto in cui “presentava il 68% circa dei fili” lesionati.
Nei confronti dei tre indagati principali e di Anton Seeber, Martin Leitner e Peter Rabanser vengono ipotizzati anche i reati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravi. A Tadini e Perocchio la Procura di Verbania contesta anche il reato di falsificazione di atto pubblico. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari e’ stato emesso anche nei confronti delle società Ferrovie del Mottarone srl e Leitner spa per l’illecito amministrativo dipendente dai reati di omicidio colposo e lesioni colpose.
I vertici di Leitner non avrebbero vigilato “adeguatamente affinché il servizio di direzione di esercizio, affidato” con un contratto “strutturalmente inadeguato” a Enrico Perocchio, “fosse prestato in conformità” alle norme, con riferimento alla programmazione e predisposizione “controlli a vista mensili” sulla fune dell’impianto, che poi si è spezzata in quanto mancarono. Il mancato controllo sull’operato di Perocchio, come si legge nel capo di imputazione coinvolge anche Peter Rabanser, “quale responsabile per la sicurezza relativa all’attività di ‘operation and maintenance’ per gli impianti a fune” di Leitner.
La scelta diaffidare l’incarico di direzione di esercizio al dipendente di Leitner
Inoltre, si legge nell’avviso di conclusione delle indagini, Perocchio non sarebbe dovuto essere il direttore di esercizio della funivia. Nello specifico Anton Seeber e Martin Leitner, avrebbero mantenuto “in esecuzione il contratto di manutenzione stipulato tra Funivie del Mottarone e Leitner in data 29 aprile 2016 nonostante lo stesso fosse da ritenersi strutturalmente inadeguato, anche in ragione delle intervenute modifiche della compagine societaria di Funivie del Mottarone (..) che avrebbero dovuto imporre di non assegnare l’incarico di direzione di esercizio a Enrico Perocchio, dipendente di Leitner”. Le modifiche a cui fanno riferimento i pm riguardano la liquidazione di Leitner dalla società Funivie del Mottarone srl, inizialmente posseduta all’80% proprio dalla società altoatesina, che in un secondo momento venne rilevata interamente da Luigi Nerini, diventato socio unico della società a quel punto chiamata Ferrovie del Mottarone srl.
Gli interessi di Leitner e Ferrovie del Mottarone nel risparmiare sugli interventi
Leitner e Ferrovie del Mottarone avrebbero avuto “interesse” e “vantaggio” consistito nel “risparmio” in termini di investimenti. Per la società guidata da Luigi Nerini i magistrati scrivono che il risparmio sarebbe derivato “dai mancati o, comunque, insufficienti investimenti, anche in termini di assunzione del personale, necessari per garantire le previste periodiche attività di controllo e di manutenzione dell’impianto a fune e nel conseguente incremento degli utili distribuiti all’unico socio” Il “risparmio” per il gruppo altoatesino, invece sarebbe consistito nell’attribuzione dell’incarico di direttore di esercizio, previsto dal contratto di manutenzione stipulato con Ferrovie del Mottarone nell’aprile 2016, a Enrico Perocchio, ossia “a un proprio dipendente, retribuito in tale veste, senza compensi aggiuntivi e, peraltro, in posizione di evidente conflitto di interessi”. Risparmio consistito anche “dal corrispettivo previsto dal contratto, comprensivo di ogni attività di manutenzione ordinaria e straordinaria e della fornitura del servizio di direzione di esercizio”.
Il legale del piccolo Eitan: “Indagine delicata chiusa in tempi record”
Ha commentato la conclusione delle indagini preliminari l’avvocato Fabrizio Ventimiglia, che assiste assieme al collega Enzo Tino il piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia in cui ha perso i genitori, il fratellino di 2 anni e i bisnonni: “Riteniamo, anzitutto, doveroso ringraziare gli inquirenti per il grande lavoro svolto, che ha consentito di chiudere in tempi record una indagine molto delicata e complessa sotto ogni profilo. Le contestazioni elevate, che riprendono il quadro accusatorio già vagliato in occasione dell’incidente probatorio hanno ad oggetto gravi condotte e omissioni che hanno avuto un evidente effetto deterministico rispetto alla causazione del disastro funiviario del Mottarone”
Il legale Ventimiglia: “Si giunga quanto prima all’udienza preliminare per un risarcimento integrale”
Ventimiglia prosegue: “Nell’interesse del piccolo Eitan – che sta proseguendo il proprio percorso di crescita circondato dall’amore e dell’affetto di tutti i parenti (come ha ricordato anche oggi il tutore Avv. Andrea Cascio) e che deve necessariamente tornare quanto prima ad una vita più possibile normale – malgrado l’immane tragedia che ha vissuto – auspichiamo che si giunga quanto prima alla fase dell’udienza preliminare sede in cui potremo far valere i diritti e le ragioni del minore, affinchè quest’ultimo venga integralmente risarcito per i danni patiti in questa assurda ed evitabile tragedia“.
STRAGE DEL MOTTARONE: LA NOTIFICA DI CHIUSURA DELLE INDAGINI DA PARTE DELLA PROCURA