Perché leggere questo articolo? Negli ultimi giorni il ministro della Difesa Guido Crosetto ha chiesto la rimozione della parodia del suo account Twitter. Il motivo? Un tweet della versione satirica di Crosetto in cui si proponeva la leva obbligatoria per i giovani. Molti utenti hanno abboccato e il ministro è stato travolto dagli insulti. Ma non si tratta dell’unico caso di confusione tra la parodia e la realtà.
Gli account-parody su Twitter e le notizie false
Dalla satira al trucco il passo può essere davvero breve. Parliamo degli account parody dei politici italiani. Profili che spesso possono mandare in confusione gli utenti e gli attori della stessa politica. E così generare vere e proprie fake news, che diventano virali di tweet in retweet e a volte finiscono anche sulle pagine dei giornali e nelle homepage dei siti di informazione più autorevoli.
Su Twitter l’inganno è dietro l’angolo
Ma come può accadere? L’inganno è dietro l’angolo quando l’account satirico ricalca nelle sue fattezze quello originale. Stessa foto, nome utente più che simile, dicitura parody nascosta. Sono questi i fattori che possono mandare in tilt il pubblico e i politici. Ad aumentare la confusione ci si è messo anche il balletto del patron di Twitter Elon Musk sulle regole per le spunte blu a pagamento.
Il caso di Guido Crosetto
Proprio negli ultimi giorni la cronaca politica si è intrecciata con il fenomeno della proliferazione degli account parodia dei personaggi pubblici, politici e istituzionali in particolare. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, di Fratelli d’Italia, è stato costretto a smentire un tweet surreale della sua versione parody.
Il Crosetto fasullo e la leva obbligatoria
“Ai miei tempi c’era il servizio militare obbligatorio. Un’esperienza che mi fece diventare uomo. Ora c’è una guerra da vincere, ma i nostri giovani sono impreparati e/o deviati. Con Giorgia Meloni reintroduciamo la leva obbligatoria e chi si rifiuta verrà considerato un disertore!”, cinguetta un improbabile Crosetto. Strano ma vero, migliaia di utenti cadono nel tranello e sommergono il ministro di insulti e improperi.
La Parody di Crosetto troppo simile all’originale
Nessuno capisce la burla, nonostante un altro cinguettio piuttosto imbarazzante: “Non ci sorprendiamo se uomini senza spina dorsale del Pd network come Elly Schlein o Marco Furfaro saranno contrari ad addestramento reclute!”. I twittaroli non approfondiscono e vanno in bambola perché l’account fasullo utilizza la stessa foto del vero Crosetto e la dicitura parody non è di lettura immediata, se si scorre semplicemente la home di Twitter senza cliccare sul profilo.
Su Twitter fioccano i profili satirici
Il ministro chiede di rimuovere la parodia a causa del rischio-bufale. Ma i profili satirici fioccano. Ne hanno uno Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Carlo Calenda e Matteo Salvini. Famose pure le gesta del Gianni Kuperlo parody di D’Alema Er Massimo. Questi ultimi, però, non creano troppi problemi, data la loro sfacciata natura satirica.
Non solo Crosetto: i casi Salvini e Casaleggio
Ha generato equivoci, invece, la parodia di Salvini, che ha costretto più volte i vari debunker a specificare la natura scherzosa di alcuni tweet, come quello di fine 2019 in cui invitava i suoi followers a scattarsi un selfie sulla neve scrivendo a corredo la frase “Salvini ti amo”. Nello stesso anno, un messaggio di Italia Viva – Santiago sull’opportunità di intitolare una strada a Renzi ha creato non poca confusione. E ancora, il tweet di un falso Davide Casaleggio che annunciava: “Io ho già abolito il lavoro. I miei al governo non fanno una ceppa a 15k al mese in più mi versano la mazzetta”. Incredibilmente, il tweet fu retwittato dal profilo ufficiale di Forza Italia e da Antonio Tajani. Forse per trollare, forse no.
Calenda, la “volpe” di Twitter
Calenda, da vera volpe di Twitter, invece nell’ultima campagna elettorale per le elezioni politiche ha scherzato e dialogato con la parodia Calo Carlenda, costruita per far abboccare più gente possibile. “Costruire un inceneritore nel giardino di Fratoianni è una buona idea”, scriveva il Calenda parody. “La proposta non è così male”, la risposta del vero leader di Azione.
Il troll Beatrice Di Maio e la moglie di Brunetta
Diversa, ma sempre a cavallo tra verità e truffa, è stata la vicenda del troll pentastellato Beatrice Di Maio, scoppiata nel 2018. La Stampa sostenne che l’account faceva parte di un esercito organizzato di anonimi, pilotato direttamente dal M5s. Franco Bechis, su Libero, scoprì che si trattava della moglie di Renato Brunetta, che si mascherava utilizzando il cognome dell’allora leader grillino Luigi Di Maio. Tra palco e realtà.