Sono solito comprare quotidiani, riviste, periodici. Ho un rapporto quasi feticistico con l’informazione su carta, motivo per cui gli scaffali delle mie librerie si riempiono nel giro di un mese, le mani spesso odorano di inchiostro e, di conseguenza, sono un assiduo frequentatore di edicole. Quei luoghi ormai in via di estinzione, chioschi accerchiati soltanto da adulti e anziani. O da bambini, quando chiedono ai genitori di acquistare figurine.
Giornali, annunci e manovre
Vista questa spropositata passione per i giornali, mi interessano tutte le faccende che vi girano attorno. E, negli ultimi giorni, annunci e riflessioni in merito ai cari e vecchi quotidiani non sono mancati. Su tutti, Matteo Renzi che annuncia di assumere la direzione de Il Riformista. Nello stesso giorno, Stefano Feltri lascia la direzione del Domani. Per non parlare, nelle ultime settimane, delle manovre ai vertici di alcune tra le principali aziende editoriali italiane.
Banca Finint e l’interesse per i quotidiani del Gruppo Gedi
Banca Finint ha formulato un’offerta di 40 milioni finalizzata all’acquisto di sei testate quotidiane del Nord Est: Corriere delle Alpi (di Belluno), il Mattino di Padova, Messaggero Veneto (Udine), la Nuova di Venezia e Mestre, Il Piccolo (Trieste), la Tribuna di Treviso, oltre alla testata web Nordest Economia. Sono tutte di proprietà del gruppo Gedi: quello controllato dalla Exor degli Agnelli che pubblica, tra gli altri Repubblica, La Stampa e il Secolo XIX.
Giornali, le mire degli Angelucci
Le parti entreranno ora «in negoziazioni in esclusiva – spiega Gedi – per consentire lo svolgimento della due diligence e, parallelamente, procederanno alla predisposizione e discussione» del contratto. Se tutto andrà liscio l’operazione si chiuderà per fine giugno e la nuova proprietà – dopo i 60 giorni previsti per l’esame dell’Agcom – potrebbe entrare con il primo settembre. Manovre sui giornali anche da parte del gruppo Angelucci: ha già acquistato Il Giornale dalla famiglia Berlusconi, che mantiene comunque una quota di partecipazione “affettiva”, possiede già Libero a Milano e Il Tempo a Roma. E si parla di un interesse verso La Verità di Belpietro: l’idea sarebbe di creare un polo giornalistico di destra.
L’edicola nella stazione metro
Insomma, girano trattative, offerte e soldi nel mercato (precario) dei giornali. E sembra un altro mondo, una dimensione astratta, rispetto alla realtà che vede le vendite crollare sempre più e le edicole scomparire. Quelle che resistono, non devono gli introiti alla vendita dei cartacei.
Ogni mattina, per raggiungere la sede di True-News.it, prendo la metro verde. Alla stazione di Cimiano, c’è un chiosco condotto da un simpatico ragazzo indiano. La struttura presenta un bancone ricolmo di colori di copertine di magazine – dai patinati come Vanity Fair alle testate di gossip come Nuovo – e dell’aspetto tipico dei quotidiani. E poi una serie di oggetti e chincaglierie. Ogni giorno, mi fermo un attimo a osservare il lavoro dell’edicolante: vende biglietti per la metro, abbonamenti, cuffiette per ascoltare la musica, giocattoli. Giornali? Niente. Tranne un’eccezione: io. Che, quando mi avvicino al bancone e prendo una rivista e un quotidiano, vedo spuntare il ragazzo dal gabbiotto con lo sguardo sorpreso. Per lui sono un alieno o un residuo di una razza estinta che spende soldi per leggere le notizie su carta. Da novembre, vivo nella zona di via Padova. Da quel momento, ogni giorno, non ho mai visto nessuno – ripeto nessuno – comprare un giornale.
Capite bene come tutte le mosse economiche e strategiche di cui si parla sui giornali siano appunto legate ad altri interessi, non particolarmente ai lettori. A meno che non siano gli stessi giornalisti, che si leggono e si criticano tra di loro, o i politici. Come Matteo Renzi, che ha accettato –l’ha definita così – la “sfida” di guidare Il Riformista, prima diretto da Piero Sansonetti, che ora proverà, per l’ennesima volta, a rilanciare il compagno “L’Unità”.
L’edicolante: “Solo gli anziani comprano i giornali”
Quella nella stazione metro non è l’unica edicola nei paraggi di casa. C’è n’è un’altra proprio su via Padova: è un locale per la cartoleria che ha anche un’ampia offerta di giornali. Il proprietario, che non ha voluto dirmi il suo nome, ha i lineamenti orientali. Parla poco l’italiano ma riesce comunque a farsi comprendere. Quando deve fotocopiare dei documenti, quando gli studenti hanno bisogno di quaderni e matite. E’ più in difficoltà quando entro per acquistare una rivista. Non conosce il prezzo, così aguzza la vista per cercare la cifra in un angolo della copertina. Segno che è venduto poco e niente. Gli chiedo se ci sono altri matti che comprano cartacei. “Ne vendo pochissimo – mi racconta -. Di solito i clienti sono anziani e i loro gusti si dividono tra uomini e donne”. I primi comprano il Corriere della Sera e Il Giorno, le signore puntano su Nuovo e i giornali di gossip. E Il Riformista? “Non so cosa sia – aggiunge l’edicolante – neanche mi arriva”.
Povero Renzi, non sarai letto nella calda periferia milanese. In realtà, frequentando il bar accanto alla cartoleria, noto spesso un uomo, probabilmente sulla quarantina, sempre in abito, che gira nei dintorni del locale con La Verità in mano. Più di una volta, l’ho beccato ad acquistare il giornale di Belpietro. Proverò, in un’altra occasione, a chiedergli cosa lo spinga all’acquisto di un quotidiano che non rientra nei big.
L’edicola “piccante” di Porta Venezia
Saluto l’edicolante, entro nella stazione metro di Loreto. Mi accomodo: sfoglio Rumore, mensile di musica. La nicchia della nicchia. Insomma, un’altra lettura da alieno. Nei vagoni occhi fissi sugli smartphone ma molti leggono libri di carta. Giornali? Zero.
All’uscita dalla stazione di Porta Venezia, c’è un’edicola, che fronteggia i giardini Montanelli, da cui, di solito, mi rifornivo di riviste patinate. Qualche settimana fa, avevo avuto uno scambio di battute con il proprietario che, come tutti, riesce a mantenere la baracca grazie all’oggettistica, alla vendita dei biglietti per il trasporto urbano. E, particolare piccante, grazie a una piccola clientela interessata a dvd per adulti. Un micro-mondo all’interno del piccolo chiosco. Si accede solo su accompagnamento del proprietario: ci sono dvd divisi per varie categorie. Sembra Pornhub versione vintage. “Ci sono quarantenni – mi spiegava il proprietario – interessati a collezionare film audaci su supporto fisico”. Insomma, come chi compra i vinili mentre la musica si può ascoltare in streaming (tradotto: sempre io). Da un paio di giorni l’edicola è chiusa. Ho paura che possa fare le fine delle altre. In chiusura.
In via San Gregorio a Milano: “Quando moriranno gli anziani, cosa succederà?”
Così come rischia l’edicola in via San Gregorio, sempre a Milano. Mi avvicino e vedo una signora con una rivista in mano. Appena comprata. E’ il settimanale Gente. Le rubo un minuto. Ha 76 anni, allure distinta, abito elegante: “Compro Gente, Chi, Nuovo e, come quotidiano, Il Corriere della Sera. L’edicolante ci guarda. Poi, con aria mesta, commenta: “Non si vendono più i giornali. Tranne qualche anziano o anziana che compra i settimanali di costume e gossip. Ma quando moriranno queste persone, cosa succederà?”.
Il gestore lavora nel chiosco da otto anni. Vende solo cartacei a differenza di chi ha affiancato a un mercato in crisi la possibilità di acquistare gadget o di pagare le bollette per via telematica. “Resisto finchè posso”. In tanti anni di sveglia all’alba per ritirare le paginate odoranti di inchiostro, afferma di aver venduto pochissime volte “Il Riformista”. Renzi, non stare sereno…
Giornali, le poche isole felici
In realtà, ci sono delle eccezioni, delle isole felici dove quotidiani e riviste hanno una loro dignità. Mi è capitato spesso di passare dalla Feltrinelli in Stazione Centrale e di vedere persone, uomini e donne, acquistare quotidiani e anche i periodici di moda. Che vanno forte anche nella Mondadori in Duomo. Ho incrociato più di una volta ragazze, probabili studentesse di moda, cercare cartacei patinati anche in lingua inglese. Ma, appunto, per soddisfare il desiderio di lettura e collezione, vanno in libreria. Mica in edicola.