Schlein bocciata. La leader del Partito Democratico si porta a casa l’ennesima insufficienza, questa volta da un punto di vista strettamente comunicativo. Abbiamo intervistato Federico Stefanelli, coach di Public Speaking con Cattedra in Metodologia e Tecnica della Comunicazione all’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia. Stefanelli collabora con imprenditori e personaggi dello spettacolo aiutandoli a veicolare nel modo più corretto ed efficace quello che vogliono dire nelle conferenze (inter)nazionali o davanti alle telecamere. Seguendo le dichiarazioni di Schlein, sia televisive che via social, ha più di un consiglio da darle. Già abbiamo evidenziato l’emorragia di ascolti quando Elly appare sui nostri piccoli schermi, ora cerchiamo di approfondire quali possano essere, a prescindere dai contenuti, le motivazioni tecnico-formali di questa débâcle. “A livello comunicativo le darei un 5-. Rimandata a settembre perché c’è ancora parecchio su cui lavorare”, dice Stefanelli. Forse l’armocromista era solo la punta dell’iceberg…
Schlein: il mistero del cognome (e la difficoltà di ascoltarla)
Schlein, per prima cosa sto notando che pronunciamo il suo cognome in modo diverso…
Personalmente, prendo sempre un po’ la rincorsa prima di dire “Schlein”: ci devo pensare. E, a quanto pare, siamo già in due. Credo che, nonostante sia la leader del PD, questa incertezza la abbiano in molti ancora adesso…
Avrebbe potuto fare un reel per spiegarlo, anche simpaticamente?
Onestamente le avrei consigliato di farlo sin da subito, per presentarsi. Da fissare in alto nel profilo. Sarebbe stato un contenuto leggero (e di alleggerire ha un gran bisogno), nonché utile a lei come a tutti, sia sostenitori che detrattori. Questo comunque non è un errore di comunicazione grave come altri che, invece, sta portando avanti…
Per esempio?
Innanzitutto, devo dire che è una persona che ha studiato molto. E questo le va riconosciuto. Lo si evince da come “timbra” (scandisce, ndr) tutte le parole. Il problema è che il tono di quello che dice è perennemente uguale, nello specifico sempre spostato verso l’alto. Enfasi e pathos sono costanti allo stesso livello e questo la porta a non avere cambi di ritmo nel parlato. Rimarca ogni parola come se ogni parola fosse importante. Così facendo, perde il focus su ciò che le preme davvero dire. Oltre a rendersi, nel complesso, difficile da seguire. Non aiuta, inoltre, il fatto che su Instagram non ci siano sottotitoli ai suoi video. Grave, sopravvaluta la soglia d’attenzione degli utenti o, più banalmente, il fatto che non tutti abbiamo sempre l’audio attivo quando scorriamo i social. Ancora una volta, non si fa un favore.
Schlein parla a pochi, non a tutti
Schlein, dunque, ha un problema di ritmo…
Non solo, anche di intensità e di volume. Il suo parlato è così uniforme che alla lunga o alla corta nel migliore dei casi annoia. Oppure, diventa fastidioso.
Addirittura fastidioso?
Può risultarlo. Anche perché, secondo errore, Schlein è spesso dissonante tra la sua espressione facciale e le cose che dice. Ha una comunicazione molto americana, ossia sempre sorridente e serena. Se però mi stai raccontando qualcosa di pesante, non puoi avere una faccia rilassata. Gli esseri umani sono molto semplici: elaborano prima l’immagine rispetto al concetto. Se l’immagine è discordante, il concetto ha più difficoltà ad arrivare al pubblico. Per non parlare del non verbale…
E parliamone, invece…
Gesticola troppo. Questo di per sé non sarebbe un male ma, ancora una volta, non usa la gestualità per sottolineare i concetti. Muove la mano sempre nello stesso identico modo e qui torniamo al problema di ritmo. Nel complesso, risulta una comunicazione omogenea, ripetitiva, senza variazioni. Monotona, una cantilena.
Non si salva proprio niente?
Ha un bellissimo registro linguistico e questo è un pregio. Ogni tanto, però, dovrebbe abbassarlo. Perché altrimenti rischia di parlare solo a una ristretta cerchia di persone che padroneggiano quel lessico e non a tutti. Per un politico, si tratta di un errore grave.
Schlein ha bisogno di una pausa
Ci sono margini di miglioramento?
Parecchi. Basterebbe, per esempio, che cominciasse a prendersi delle pause mentre parla. Sempre per una questione di ritmo ed enfasi. La comunicazione, almeno quella efficace, è fatta di immagini e lei non lascia mai alle persone il tempo di immaginare quello che dice. C’è questo concetto sbagliato che su Instagram, visto che “bisogna andare veloci” ci sia da aumentare il numero di parole al minuto. Invece no, la comunicazione segue sempre gli stessi principi. Piuttosto sarebbe meglio dire meno cose, ma con le giuste pause.
Da chi potrebbe prendere esempio?
Assolutamente da Alessandro Barbero.
E dal mondo della politica, invece?
Nessuno. Deve trovare un modo efficace per esprimere se stessa, senza snaturarsi.
Un paragone con Giorgia Meloni?
Meloni è molto più sintetica. Tra l’altro, da quando è al Governo, ha cambiato molto il modo di esprimersi. Sempre analizzando la tecnica, a prescindere dai concetti e dal pensiero politico, questo è un altro segnale che fa capire come Meloni sappia comprendere i contesti e adattarcisi al meglio. Capacità su cui Schlein ha ancora da lavorare parecchio. Anche a livello di slogan. Fratelli d’Italia aveva “Pronti”, una sola parola. Schlein, invece, “Non ci hanno visto arrivare”. Bell’immagine, ma frase lunga.
Un voto complessivo alla comunicazione di Schlein?
5-. E sono stato buono.