Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Mercoledì 10 aprile le persone musulmane hanno festeggiato l’Eid al Fitr, che conclude il mese di Ramadan e il digiuno. Durante questo periodo e in occasione della sua chiusura, moltissime sono state le iniziative in tutta Italia di confronto tra persone musulmane e no, con l’obiettivo di accrescere il dialogo interculturale e interreligioso.
Sono soprattutto gli iftar a essere condivisi con la cittadinanza. Iftar significa letteralmente “colazione” ed è il pasto con cui, dopo il tramonto, si rompe il digiuno. Molti centri culturali islamici, moschee e associazioni del Paese hanno organizzato dei pasti condivisi così da far vivere a più persone parte dell’esperienza di Ramadan.
Progetto Aisha, che ha partecipato a un iftar condiviso ospitato dall’associazione giovanile Uniponte e ha ne ha organizzato un altro nella propria sede, racconta: “Per la prima volta abbiamo voluto condividere con tutti l’iftar, che è il pasto serale con cui si interrompe il digiuno quotidiano nel mese di Ramadan.
Condivisione tra Brescia e Torino
Progetto Aisha è nato nel 2016 per contrastare la violenza e la discriminazione contro le donne. La rete di una trentina di volontari, tra cui avvocati e psicologi, è a disposizione. E il quartier generale è in questa stanza affacciata sulla strada, parte di un palazzone del Comune gestito da MM, giovedì trasformata in un luogo conviviale, di festa. Aperto a tutti, indipendentemente dalla religione professata. Cerchiamo proprio la condivisione, di coltivare uno scambio. Grazie al passaparola fisico e on line sono arrivati milanesi (soprattutto donne, ma anche qualche uomo) incuriositi, da più quartieri.
Chi non è musulmano riduce il Ramadan a un semplice “digiuno“ ma è molto di più: è dedicarsi alla propria spiritualità, allontanarsi dalle cattive abitudini, trasformare l’amore in azione. Il digiuno aiuta anche a comprendere la sofferenza dell’altro”.
Torino ha accolto invece la Moschea Aperta, un momento in cui le porte del luogo di culto si aprono anche a chi non è musulmano e ha l’occasione di conoscere più da vicino l’Islam e le sue tradizioni. A questo si è aggiunto un iftar con il Consiglio comunale. Il sindaco era presente anche durante la preghiera di apertura dell’Eid al Fitr.
Il Centro culturale islamico di Brescia e il gruppo GMI locale (Giovani Musulmani d’Italia) hanno organizzato degli iftar istituzionali e per la cittadinanza e spiegano: “L’iftar è un momento importante per la comunità musulmana, che segna la fine del digiuno giornaliero. È un’occasione per riunirsi con la famiglia e i amici, per riflettere sui valori spirituali e per celebrare la generosità e la compassione.
Come si celebra la fine Ramadan in Italia
Con questo evento, desideriamo aprire le porte della nostra comunità alla cittadinanza, per far conoscere meglio la nostra cultura e le nostre tradizioni. Ci auguriamo che questo sia un momento di incontro e di scambio reciproco, per costruire ponti di dialogo e di amicizia”.
A parte della festa dell’Eid, a Brescia, hanno partecipato anche un gruppo di giovani cattolici e il vescovo Tremolada.
A Perugia il Centro Islamico ha organizzato un momento di dialogo interreligioso tra GMI e i lupetti del gruppo scout (AGESCI) locale. Inoltre all’iftar condiviso hanno partecipato il sindaco, il prete e il vescovo della città.
A Napoli i festeggiamenti sono stati in Piazza del Plebiscito, dove alcuni fedeli indossavano, sopra gli abiti tradizionali da preghiera, la maglia di Maradona.
A Cirò Marina, in provincia di Crotone, i festeggiamenti sono stati seguiti dalla RAI, che ha intervistato Andrea D’Amato (arabo_calabro2.0), studente di giurisprudenza e di lingua araba e molto attivo online durante il mese di Ramadan.
La questione politica
Se da un lato il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara dichiara di lavorare a una norma che impedisca di chiudere le scuole in occasione della fine di Ramadan, dall’altro il deputato Aboubakar Soumahoro ha depositato una proposta di legge per rendere l’Eid al Fitr festa nazionale.
Tutti segni di un Paese in trasformazione. Se molto spazio è stato dato a livello mediatico a fatti che hanno generato delle tensioni tra Stato e comunità islamiche – come il caso di Pioltello -, molta meno visibilità viene riservata ai momenti di confronto e di costruzione di un dialogo florido.