Stupro di Palermo, uno scempio che lascia senza parole. Non tutti, però. I fatti sono tristemente noti. Una notte dei primi di luglio, sette ragazzi tra i 17 e i 20 anni hanno chiesto al barista di un locale di far ubriacare una diciannovenne “che poi ci pensiamo noi”. Quando lei non era più in grado di reggersi in piedi, l’hanno trascinata a braccio al Foro Italico e lì l’hanno violentata in branco. “Eravamo come 100 cani sopra una gatta”, avrebbe scritto uno degli aguzzini nei giorni successivi allo stupro. “A un certo punto mi faceva un po’ schifo, ma la carne è carne”, ha risposto un altro. “Ci diceva di smetterla ma l’abbiamo presa a schiaffi e pugni fino a che sembrava non respirasse quasi più. Alla fine, l’abbiamo lasciata lì”. Le chat sono aberranti e, inevitabilmente, aggiungono orrore all’orrore. E rabbia alla rabbia, ferocia alla ferocia. Sui social ognuno di noi si è erto a giudice, diffondendo sentenze, insulti e contromisure come la pena di morte, l’ergastolo, la castrazione chimica “per quelle bestie”. Di quest’ultimo parere, anche Matteo Salvini che via Instagram auspica punizioni anche corporali senza precedenti. Chiunque sembra avere la soluzione in tasca per evitare che un’atrocità del genere si possa ripetere. E lo twitta con fermezza o lo posta su Instagram in saporita grafica Canva. Magari con qualche goccia di sangue a corredo del carosello. Possibile che il problema e le implicazioni che lo stupro di Palermo pone davanti a noi tutti siano di così semplice risoluzione? A guardar bene, cercando di non parlare animati solo dalla più cieca furia, tra le cose più spaventose di questo barbaro crimine, c’è che non si intravedono vie percorribili immediate, facili e veloci affinché possa non ripetersi mai più.
Stupro di Palermo, “un like per la castrazione, tagliategli tutto!”
Stupro di Palermo, “un like per la castrazione”. Così si legge tra i commenti sotto al post di Matteo Salvini che, giustamente, condanna l’atroce fatto cogliendo però anche l’occasione per ricordare come la Lega proponga di far diventare legge la castrazione chimica sin dal 2005 (il primo a mettere questo provvedimento sul tavolo della politica fu Calderoli). “Dovete tagliargli tutto, ci vorrebbe l’evirazione”, scrivono altri in uno tsunami di brutalità che raccoglie migliaia di heart reaction a singolo intervento. Nonostante la più che comprensibile rabbia, non stiamo vivendo nel migliore dei mondi possibili. Introdurre una pena del genere all’interno della nostra legislazione, la renderebbe possibile per punire “stupratori e pedofili”, certo. Ma farebbe veramente giustizia? La legge del taglione cominciarono a praticarla i babilonesi, poi anche i Romani e, di antica civiltà in antica civiltà è arrivata fino ai giorni nostri, per esempio, nel diritto islamico (in cui è prevista, comunque, in alternativa, una sanzione pecuniaria proporzionata all’offesa subita). Non è che sappia proprio di progresso, insomma, somiglia più da vicino al bene meno nobile e avanguardista concetto di barbarie. Che verrebbe, in questo caso, legalizzata. Ciò che si tende a dimenticare è che le pene non vengono comminate per vendetta, bensì avrebbero lo scopo principe di “recuperare” il reo, di renderlo da criminale a membro attivo della società in cui vive. Nei fatti, non succede mai, si sa. I sette “mostri” di Palermo, compreso quello minorenne all’epoca del delitto, meritano il carcere e di non godere di alcuna attenuante. Val la pena mettere in evidenza, però, che la gattabuia sia un posto pieno di delinquenti adulti, navigati. Con tanto da “insegnare” a un gruppetto di neofiti. Che ne usciranno migliori? Certo. Almeno abbastanza da non farsi beccare in modo così cretino, la prossima volta. Heart reaction, no?
Stupro di Palermo: scuola, famiglia e altri miti da sfatare
I pochissimi a dimostrarsi meno forcaioli sui social propongono di inserire una sorta di “educazione affettiva” nelle scuole, in modo da estirpare la cultura dello stupro e insegnare il modo sano di rapportarsi agli altri fin dalla più tenera età. Non è affatto una brutta idea. Se non altro, suona ragionevole, civile. Chi mai ha, però, seguito con attenzione una qualsivoglia lezione alle superiori? Ciò che l’insegnante dice alla classe è, per i più, da che esiste il mondo, qualcosa di vecchio, noioso, da subire fino al suono della campanella per poi ritirarsi a fumare al cesso nel cambio d’ora. E dimenticarsene. Siamo certi, anche guardando solo la nostra esperienza personale senza edulcorarla, che un tentativo del genere sia la risposta giusta, ma soprattutto quella definitiva che arriva per liberarci da ogni Male? No. Ed è questo, come dicevamo, ciò che forse spaventa di più: dopo lo scempio perpetrato, al netto del rumore di fondo strepitato da chi esige di aggiungere nuova barbarie alla barbarie, è davvero difficile intravedere una via percorribile che possa definirsi retta, infallibile o anche solo probabilmente efficace per evitare che orrori del genere possano ripetersi. Così come è complicatissimo individuare responsabilità certe, oltre a quelle dei coinvolti. È (anche) colpa della scuola e/o della famiglia, della società se questi sette aguzzini hanno compiuto un’atrocità del genere? Forse. Ma dopo aver strepitato e puntato il dito facendo incetta di like e, appunto, heart reaction social… Che fare, nella pratica?
Stupro di Palermo: siamo un Paese di santi, poeti, navigatori e boia
Santi, poeti, navigatori e boia. Da queste parti, ci ritroviamo a “invidiare” la sicumera di moltissimi che, online, sembrano sapere con certezza fin dalla nascita quale sia il codice comportamentale – e punitivo – da applicare in questi casi agghiaccianti. Come se non ci trovassimo di fronte a un abisso inesplicabile a parole che porta con sé un sottoinsieme di tantissimi altri piccoli e grandi abissi (il sistema carcerario per come è messo – male – oggi, quello scolastico, l’opportunità o meno di considerare dei carnefici “irrecuperabili” all’età 20 anni. E i precedenti che questo creerebbe a livello penale). Di spunti per riflettere ce ne sono tantissimi e ognuno di questi, prima o dopo, si scontra con un ostacolo, un dilemma etico/morale/civile ancora più grande delle già enormi domande di partenza. Beati voi, beati voi davvero, che avete la soluzione in tasca per lo stupro di Palermo. Noi, sinceramente, no.