Dal partito unico alla federazione. Con il rischio di finire a una semplice alleanza elettorale alle Amministrative prima e alle Europee poi. Il progetto del Terzo Polo è stato sepolto, almeno per come era stato immaginato dopo le Politiche. I due leader Carlo Calenda e Matteo Renzi non sono intenzionati a ricucire e gli spettatori interessati di +Europa non vogliono infilarsi in mezzo alla querelle.
Ma la battaglia è tutt’altro che finita: sta prendendo forma quello che si annuncia un lungo scontro, con uno stillicidio quotidiano tra manovre tattiche e colpi bassi. “Intanto lentamente Renzi sta silurando Calenda”, è la tesi che circola con insistenza in Transatlantico e raccolta da True-news.it in ambienti di centrosinistra, molto vicini all’ex Rottamatore.
Terzo Polo, Calenda indebolito
Il motivo? “Fino a qualche settimana fa Calenda era indicato come il leader certo del partito unico. Oggi si parla già dell’ipotesi Carfagna…”. La tesi è quindi di una strategia ad ampio raggio da parte dei renziani doc: indebolire con una “cottura a fuoco lento” più il fondatore di Azione e metterlo sullo stesso piano, ufficialmente defilato, di Renzi in un’eventuale federazione, che rinunci alla fusione immediata dei due soggetti ma capace allo stesso tempo di avviare un percorso politico.
Tanto che alla Camera i deputati di Iv continuano a ripetere in privato lo spin suggerito dal loro numero uno: “Non siamo noi ad avere voluto la rottura, visto che avevamo accettato tutto, tranne lo stop alla Leopolda”. Un ragionamento che si scontra con il pensiero calendiano. Alla domanda se il leader sarà Calenda, però, la risposta è elusiva: “Una federazione non deve avere per forza un leader”.
Azione e il no alla federazione
Per questo motivo, subodorando l’aria, proprio l’ex eurodeputato ha fatto trapelare, in via informale a nome di Azione, lo stop a qualsiasi ipotesi pure di federazione, lasciando giusto la porta aperta all’idea di una “coalizione”. Una strategia che mette in conto un rischio: perdere qualche pezzo. Secondo i rumors di Palazzo, le ex ministre di Forza Italia, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, non hanno gradito la trattativa condotta con Italia Viva, trovando una sponda nell’ex collega di governo, Elena Bonetti.
Così come altri parlamentari, in particolare quelli provenienti dagli azzurri. In questo risiko tutto politiche, +Europa è spettatore interessato: le tensioni nel Terzo Polo rafforzano il partito di Emma Bonino, che di recente ha cambiato i vertici con l’elezione di Federico Pizzarotti come presidente e di Riccardo Magi nel ruolo di segretario.
+Europa e più spazio
Da quanto apprende True-news.it, non c’è «alcuna intenzione di compiere delle forzature con la nascita di un partito unico, perché prima di pensare alle fusioni occorre trovare un comune terreno politico». La distanza, in questo caso, è notevole quando si parla di diritti civili. Carfagna è molto lontana dalla linea di +Europa, che su questi temi si batte da anni, rappresentando la propria base elettorale.
“Di sicuro, viene ribadito a microfoni spenti, “non accetteremo mai delle annessioni come pensavano di fare Azione e Italia Viva”.
Anche perché Azione e +Europa erano già federate fino allo scorso agosto, quando poi Calenda decise di rompere l’alleanza con il Pd. La prospettiva eventuale per le Europee è quella di una coalizione. Ma anche su questo punto la richiesta è precisa: “La nostra posizione di coerenza esce rafforzata, ogni alleanza si basa su una condivisione politica e non sul calcolo elettorale”. Un clima frizzante sintetizzabile con una battuta di un esponente dell’area centrista: “Daremo tanto da lavorare a voi giornalisti”.