Roberto Vecchioni scivola sulle mutande. Intervistato a Firenze da Andrea Scanzi alla Gaberiana, dice la sua sul caso del mese: l’accusa di stupro al figlio di Ignazio La Russa, Leonardo Apache. Però lo fa mancando il bersaglio di così tanto da beccarsi una querela. Il cantautore, forse seguendo i dettami del peggior #MeToo, ha rivelato un aneddoto “choc” del 1997. All’epoca, la figlia volle fare una festicciola in casa, la prima (e forse anche l’ultima) della sua vita. I genitori accettarono di buon grado, lasciandole la magione per passare la serata dai nonni. L’indomani, trovarono la casa rivoltata, tipo invasione Unna, dal gruppo di ragazzini, tra i 17 e i 19 anni, che la pargola aveva invitato. Tra loro, anche il primogenito di Ignazio La Russa, Geronimo. “È passato tanto tempo, la posso raccontare perché ormai è andata in prescrizione”, premette Roberto Vecchioni. Ed evidentemente si sbaglia, dato che Geronimo lo ha già querelato, con la velocità di Maurizio Mosca durante uno stacco pubblicitario. Cosa ci dice tutto ciò di Leonardo Apache? Esatto: niente.
Roberto Vecchioni smutandato (nel 1997)
Roberto Vecchioni ha voluto dare il proprio prezioso contributo al dibattito sulle accuse di stupro a Leonardo Apache La Russa nel modo più imbecille possibile. All’indomani della festa data in casa dalla pargola, l’incredibile scoperta: “Hanno spaccato un bel po’ di roba. Mi hanno preso davvero di tutto, anche il portasigari. Addirittura le t-shirt e le mutande. Non ho capito perché le mie mutande… un feticismo assoluto. Denunciai e un bel po’ di loro vennero beccati”. Lo stesso Geronimo ne ha aveva già parlato, proprio al Fatto Quotidiano, nel 2005: “Arrivai con una ventina di amici. Ci furono dei furti. Anche tre dei miei amici, è stato accertato, rubarono qualcosa. Ci rimasi così male che da allora non li frequentai più”. Roberto Vecchioni, invece, ricorda un epilogo differente: “Tutto è finito in una bolla di sapone e nessuno è stato accusato di niente. Nessuno. Quando la polizia mi ha chiamato, ho avuto un confronto proprio con Geronimo e una signora che lo accompagnava”. Stiamo davvero cercando di paragonare un’accusa di stupro al furto di un par di mutande? Così pare.
Roberto Vecchioni smutandato: “Tutto finì in una bolla di sapone”
Visto che nel 1997 nessuno dei ragazzini venne indagato per la grande offesa di avergli distrutto casa durante una festicciola tra coetanei, Roberto Vecchioni sembra voler suggerire che, anche in questo caso, tutto finirà “in una bolla di sapone”. Gli inquirenti, all’epoca, furono blandi con Geronimo (17 anni) e il non detto pare lì a lasciar intendere che lo saranno anche con Leonardo Apache. Ma davvero un’accusa di stupro può essere paragonabile alla denuncia del furto di un paio di mutande? Pur con Geronimo eventuale parte attiva del colpaccio, qual è lo scopo di raccontare oggi tale storiella? Le principali testate online non parlano d’altro, ovviamente. Ora come ora se ne scrive, lo stiamo facendo anche noi, molto più della questione in sé: Leonardo Apache, figlio dell’attuale Presidente del Senato Ignazio La Russa, è accusato di aver violentato una coetanea insieme a un amico. Si dice che lei fosse ubriaca, fors’anche “fatta”, e il dibattito sta tirando fuori il peggior maschilismo che ancora vive e regna nel nostro Bel Paese. Però, sempre meglio parlar di mutande rubate negli anni Novanta.