“Politico calabrese del tutto ignaro della materia”. Il breve – ma incisivo – ritratto è di Renato Schifani, presidente della Regione Sicilia che così ha commentato la nomina di Antonino Daffinà a sub-commissario regionale per la gestione della depurazione delle acque reflue. Una scelta che ha scandalizzato persino un politico navigato come l’ex presidente del Senato. La decisione del governo Meloni è stata infatti quella di rimuovere il precedente commissario, l’ingegner Maurizio Giugni, professore di costruzioni idrauliche, sostituendolo con tre figure che nemmeno messe assieme possono lontanamente vantare le medesime competenze. Si tratta del neo commissario Fabio Fatuzzo e dei due sub-commissari Salvatore Cordaro e, appunto, Daffinà.
“Tonino” Daffinà, il commercialista fedelissimo di Occhiuto
Ci vogliamo soffermare sul curriculum di quest’ultimo. Presidente dell’Ordine dei commercialisti di Vibo Valentia ed esponente di spicco a livello locale di Forza Italia, “Tonino” è nato a Roma il 25 dicembre 1961. Laureato, a Vibo Valentia è stato anche assessore al Bilancio e vicesindaco dal 2005 al 2008, per poi tornare a sedere nelle fila del consiglio comunale (per l’Udc) dal 2010 al 2012. Candidato al Proporzionale al Senato per Forza Italia alle Politiche del 2018, ha mancato il risultato. Nel suo cursus honorum anche il ruolo di commmissario Aterp. E’ considerato un fedelissimo del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e tra gli osservatori locali c’è chi scommette che la nomina a sub-commissario prelude alla sua corsa per la fascia tricolore a Vibo Valentia.
Daffinà e il processo per scambio di persona di cui è vittima
Il nome di Daffinà emerge più volte dalle pagine della cronaca locale. C’è una vicenda curiosa ed un po’ inquietante che lo vede attualmente coinvolto: il 21 dicembre inizierà il processo a carico del suo concittadino Nicola Raffaele, accusato di falso e di sostituzione di persona. Questi, dichiarando falsamente la propria identità al Procuratore di Vibo Valentina, avrebbe trasmesso nel marzo del 2022 una denuncia contro Daffinà legata alla sua recente nomina alla guida dell’ordine dei commercialisti. Il tentativo di Raffaele sarebbe stato quello di ottenere un “commissariamento ordine dei commercialisti ed esperti contabili di Vibo Valentia per ineleggibilità del neo presidente Daffinà”. Questi si è costituito parte civile assieme a Maria Consuelo Montagnese, la professionista alla quale Raffaele ha “preso in prestito” l’identità per l’invio del materiale.
Daffinà massone? Lui nega: “Ma è una associazione legale e legittima”
Il nome di Daffinà fu fatto anche dal collaboratore di giustizia vibonese Andrea Mantella nel 2016, nell’ambito delle indagini condotte dal procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri che portarono all’operazione “Conquista” ed all’azzeramento dei vertici del clan Bonavota. Estraneo ai fatti al centro dell’inchiesta, Daffinà fu ad ogni modo menzionato in un elenco di presunti massoni vibonesi. Questo il commento che il politico di Forza Italia affidò alle cronache locali: “Mi corre l’obbligo di evidenziare, premettendo che non ho mai aderito a qualsivoglia associazione di tipo massonico né in passato né nel presente, che le stesse, quando rispettano il dettato costituzionale e le leggi della Repubblica, sono da ritenersi associazioni legali e legittime pertanto l’appartenenza o meno ad esse non può e non deve essere considerato un fatto ghettizzante o in generale lesivo degli interessi della società”. Insomma, muratore non è. Ingegnere nemmeno. Ma sub-commissario sì. Con buona pace di Schifani.