Perchè leggere questo articolo? Il premier olandese Mark Rutte sarà il prossimo segretario generale della Nato. Ottimista, rigoroso, frugale e negoziatore. Ma anche un uomo per il quale il potere viene prima delle idee
“Il signor Nee”, il “re dei frugali”, “Mister Teflon”, un “cinico pronto a tutto”, un “enigma“. Così i giornali oggi presentano Mark Rutte, destinato a divenire da ottobre il 14esimo segretario generale della Nato. La sua candidatura era sul campo da novembre, ma al ministro-presidente dei Paesi Bassi è servito del tempo per far capitolare i Paesi dell’Europa orientale, poco entusiasti inizialmente. Decisivo è stato convincere Viktor Orban. Prima con un incontro a margine del consiglio europeo di Bruxelles. Quindi con una lettera nella quale ha riconosciuto il “prezioso contributo” del leader ungherese all’interno dell’Alleanza Atlantica e gli sforzi di Budapest nell’accogliere i rifugiati ucraini. Rutte ha anche riconosciuto che “tratterà tutti gli alleati con lo stesso livello di rispetto”, per chiudere la frattura che si era aperta nel 2021 a causa di alcune sue dichiarazioni poco concilianti.
Un leader frugale per il quale il potere conta più del contenuto
Chi è Mark Rutte, 57enne leader del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia? Come ricostruisce Repubblica, è figlio di una segretaria e di un commerciante che lavorò nelle Indie orientali olandesi. E alto quasi due metri ed è celibe. Ha sei fratelli, di cui uno morto per Aids. La madre è invece deceduta per Covid nel 2020. Studi da pianista e poi la laurea in Storia. Quindi la carriera come manager delle risorse umane e la scalata al suo partito in Olanda. Che lo ha portato ad essere il primo ministro più a lungo alla guida del Paese, per tredici anni in cui è riuscito ad assicurare stabilità all’Olanda, anche a costo di dolorosi tagli al welfare. E’ noto per uno stile di vita decisamente poco appariscente. Vive nella stessa casa all’Aia che comprò da ragazzo e si muove prevalentemente in bicicletta. Grande negoziatore, estremamente flessibile e profondamente ottimista, di lui la biografa Wilma Borgman dice: “È allegro e ha una memoria di ferro. Sembra spontaneo ma ormai so che invece prepara tutto. Trovare un accordo e rimanere al potere per lui conta più del contenuto dell’accordo. Rutte non ha idee forti”
Rutte e l’Italia: la richiesta di rigore e l’abbraccio al Tricolore “strappato” da Conte
Le strade di Rutte e dell’Italia si sono incrociate almeno in due occasioni, entrambe nel 2020. La prima indirettamente: quando a Bruxelles si discuteva di Eurobond circolò molto un video in cui un netturbino lo fermò per chiedergli di non dare “i nostri soldi agli italiani e agli spagnoli”. La sua risposta? Un sonante “Nee!” (“no!”). Pochi mesi dopo, a luglio, Rutte ospitò all’Aia l’allora premier italiano Giuseppe Conte. Tema dell’incontro: sempre i soldi. Ovvero Next Generation EU, il Recovery Fund. A tavola ad un ristorante italiano, Rutte spiegò che i soldi all’Italia sarebbero arrivati, ma solo se avessimo fatto i compiti. Ovvero le riforme strutturali. Conte riuscì ad ammorbidire il rigoroso Rutte, che alla fine – scena iconica – uscì in strada sventolando una bandiera italiana. Ma le condizioni chieste dall’olandese, quelle rimasero comunque.