Signori, abbiamo un problema, forse anche più di uno. La situazione dei lavori per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 è sempre più intricata. La premessa, che ormai tutti coloro che hanno un minimo di interesse sulla questione è che di fatto sono stati persi mesi e mesi, forse anni, con il via ai lavori; in mezzo c’è stato un (necessario) cambio del vertice della fondazione con Andrea Varnier a prendere il posto di Vincenzo Novari. Chi si aspettava però una deciso cambio di passo nei cantieri con il nuovo manager sul ponte di comando si è dovuto ricredere. Un po’ perché i vecchi mali originari del sistema olimpico con troppi enti e quindi troppi galli (in lotta tra loro, due su tutti: Sala, sindaco di Milano, e Matteo Salvini) nel pollaio, un po’ è per l’arrivo in campo della “burocrazia”, il vero freno da sempre del paese, opere olimpiche comprese.
La Variante di Cortina sarà pronta “dopo” le olimpiadi. E non è l’unica opera “postuma”
Così si spiega come ad esempio la Variante di Cortina (se avete mai provato ad andare in macchina nella perla delle Dolomiti capirete benissimo l’urgenza di un’opera che velocizzi un percorso stradale ai limiti del sopportabile) sarà pronta “dopo” le olimpiadi. Ad oggi, tra freni di ambientalisti contrari all’opera, difficoltà di progettazione e soprattutto problemi economici (dei 483 milioni necessari, più di 200 non sono ancora stati reperiti). E non è l’unica opera diciamo “postuma”. Anche il villaggio olimpico sempre nella zona di Cortina sta cambiando faccia e luogo a seconda del ricorso o del guaio.
Si perché, oltre tutto, ci si è messa pure l’inflazione
Si perché, oltre tutto, ci si è messa pure l’inflazione. Che la guerra in Ucraina abbia portato ad un aumento vertiginoso dei prezzi ce lo sentiamo dire da un anno e mezzo. Lo stesso dicasi anche per opere del famoso Pnrr. E, ovviamente, anche i lavori a 5 cerchi non fanno eccezione, anzi. I prezzi sono lievitati con tutte le conseguenze del caso. Esempi.
A Milano tiene banco la questione dell’ex Palasharp
A Milano tiene banco la questione dell‘ex Palasharp che dovrebbe ospitare le sfide dell’Hockey femminile. Bene, il costo delle opere è diciamo così andato un po’ oltre le previsioni. All’inizio la spesa prevista era di 13 milioni di euro. Oggi siamo a 26. Per meno è difficile anche trovare un’azienda disposta a realizzare l’opera. E non è un caso che si stia con una certa segretezza valutando l’ennesimo Piano-B, cioè l’ipotesi di rinunciare alla struttura.
La situazione del PalaItalia da 15 mila posti nel quartiere periferico di Santa Giusta
Ma non ci sono notizie certe nemmeno sulla seconda struttura legata al ghiaccio del capoluogo lombardo, il PalaItalia da 15 mila posti nel quartiere periferico di Santa Giusta. Qui più che questioni di denaro è il tempo a preoccupare. “I tempi sono stretti ma al momento siamo ancora nei limiti della nostra programmazione” ha detto l’ad Andrea Varnier che ostenta una certa tranquillità in realtà non molto condivisa da alcuni collaboratori.
E, a proposito del numero 1 di Fondazione Milano-Cortina 2026, c’è un certo malumore serpeggiante nel mondo del giornalismo dato che dal momento della sua nomina (lo scorso novembre) Varnier si è concesso alle domande di poche selezionatissime testate per un’intervista di fatto unica mentre altre prestigiose redazioni stanno attendendo il loro turno con rinvii anche piuttosto imbarazzati dell’ufficio stampa. Misteri olimpici.