Nel calcio della pandemia, in crisi di liquidità e a caccia di denari ovunque pur di restare in piedi, c’è una voce di spesa nel mirino senza che si riesca a intervenire. Il progetto di riforma del mondo degli agenti, procuratori e intermediari prevede un taglio netto dei compensi; è sul tavolo da almeno tre anni ma non arriva mai a risultati concreti. Anzi. I procuratori continuano a fare affari e ad arricchirsi risultando una tassa occulta sempre meno sostenibile per tutti. I numeri sono clamorosi: dal 2015 al 2019 la sola Serie A ha speso alla voce “Compensi agenti sportivi” qualcosa come 775.222.275,56 euro. Esatto. Oltre 775 milioni di euro con un crescendo inarrestabile dagli 84 del 2015 ai 187,8 dell’anno scorso. Nello stesso arco di tempo la Serie A ha accumulato un passivo di poco meno di un miliardo (-964 milioni), bruciando in pratica 500mila euro al giorno.
Nessuno dice apertamente che degli agenti si potrebbe fare a meno (anzi, molti club hanno di fatto sostituito le proprie professionalità interne appoggiandosi al manager amico dell’amico), ma lo squilibrio è evidente. Ci sono procuratori potenti ormai come e più dei direttori sportivi, oltre che ricchi. E casse dei club sempre più sotto pressione. Giusto per curiosità, nessuno si salva dalla tassa occulta. Nei cinque anni presi in esame la Juventus – sulla carta la società più strutturata e forte d’Italia – ha pagato 170 milioni di euro in compensi ad agenti, 99 l’Inter, 84 la Roma e 80 il Milan. Fifa, Uefa e Figc hanno fin qui fallito nel tentativo di limitare spese e influenza dei procuratori. Chissà che il Covid, col sistema alla canna del gas, non possa dare la spinta giusta alla riforma…