Incassata la benevolenza del governo Meloni, che ha consentito insieme a tutto il resto dello sport di evitare la cambiale da oltre 800 milioni di euro di tasse arretrate, il calcio italiano entra nel 2023 con l’agenda piena di note e appuntamenti. La crisi è tutt’altro che superata nonostante la parziale vittoria sul fronte delle imposte e dei debiti fiscali e investe anche i vertici del pallone che come mai negli ultimi tre anni si trovano ad affrontare la tempesta.
I vertici dell’AIA sono stati azzerati dallo scandalo D’Onofrio
Ad apparire saldo, ma ha qualche motivo di preoccupazione, rimane il presidente federale Gabriele Gravina. Molti pilastri su cui si fonda la sua maggioranza politica in seno alla FIGC scricchiolano e i temi all’ordine del giorno sono molteplici. In Lega Pro è fallito il tentativo di Ghirelli di mettere mano alla riforma e, dopo il passo indietro, la corsa è aperta al successore con anche il nome del solito Tavecchio a comparire nei rumors. I vertici dell’AIA sono stati azzerati dallo scandalo D’Onofrio (il capo della Procura che si è scoperto narcotrafficante all’insaputa di tutti) e il futuro è un’incognita: il presidente Trentalange si è dimesso trascinando con se anche l’opera di trasparenza avviata e che stava aprendo i fischietti alla comunicazione.
Anche la Lega Serie A non vive settimane serene
Anche la Lega Serie A non vive settimane serene. Le inchieste che hanno travolto la Juventus e spinto Agnelli e il cda a fare un passo indietro, stanno scoperchiando una realtà che non riguarda solo i bianconeri. Il sistema delle plusvalenze, ad esempio, era arrivato nell’ultima stagione prima del Covid a pesare per oltre 700 milioni di euro tanto da allarmare la stessa FIGC e a spingere la Covisoc a mettere nero su bianco un’inchiesta conoscitiva per cercare una via d’uscita. Molte delle ipotesi d’accusa rivolte alla Juventus riguardano comportamenti non solo dei bianconeri: come intervenire sulle norme per evitare nuovi problemi? Anche perché tutto è successo nel momento della preparazione dei bandi per la vendita dei diritti tv del prossimo ciclo con il timore di non riuscire a raggiungere quel miliardo di euro per stagione che rappresenta la linea di tenuta del sistema. E’ vero che ci sarà la possibilità di mettere all’asta pacchetti non più su base triennale ma allungati a cinque anni, ma una Serie A con una Juventus azzoppata e ai minimi per la propria reputazione non è il miglior modo di presentarsi sul mercato.