Nel mondo dell’informazione, come un po’ nei discorsi da bar, una delle frasi più in voga quest’anno è la seguente: «Sky sta perdendo un sacco di abbonati, una fuga, un salasso…». Tutto parte, forse è inutile dirlo, dalla perdita dei diritti della Serie A passati da questa e per la prossime tre stagioni a DAZN. Da qui, il ragionamento banale è di fatto una equazione: meno calcio = meno abbonati.
A dire la verità ci abbiamo creduto un po’ anche noi, in questo aiutati anche dal silenzio in merito della pay tv che ha comunicato un passivo di bilancio davvero pesante senza però rendere noti i numeri degli abbonati. Un silenzio che ha dato spazio alle peggiori illazioni: «hanno perso un milione di abbonati, da 4 a 3…». Aggiungiamo che anche da dentro le redazioni sportive e del telegiornale arrivano voci di «tagli» al personale, ma anche qui, sui numeri siamo alle leggende: chi dice 20 chi 200. Potere delle chiacchiere alla macchinetta dove un po’ tutti devono aggiungere o gonfiare.
Ci sono però cose che davvero non ci si spiega. Domenica sera ad esempio nel famoso programma che segue il posticipo della domenica, Sky Calcio Club di e con Fabio Caressa e con tutti i suoi ospiti, i primi 45 minuti di discussione sono stati dedicati (inutile dirlo) al rigore finale di Inter-Juventus. Rigore di cui però la pay tv satellitare non aveva diritti e modo quindi di mandare in onda il video. Insomma, si è parlato di una cosa senza poterla vedere, un po’ come discutere di una mostra d’arte senza vedere le immagini… Ha senso tutto questo??? Ma torniamo agli abbonati.
Così abbiamo provato a chiedere lumi all’azienda stessa. Nulla di ufficiale, ovvio, ma la fiducia verso la fonte è totale (come è sempre stata la sua onestà in anni ed anni di conoscenza reciproca) e quindi vi riportiamo le sue parole (anonime): «Ma quale salasso, ma quale milione… Si, abbiamo perso abbonati ma siamo attorno alle centomila unità…».
Tra l’altro va ricordato che l’abbandono all’abbonamento della principale pay tv italiana è cominciato qualche anno fa, con l’avvento delle piattaforme di streaming (Netflix, Disney +, Amazon Prime etc etc etc). Quindi l’addio alla Serie A è stato si pesante dal punto di vista aziendale ma non così devastante come si temevano gli stessi dirigenti di Sky. Che tra l’altro ha cercato promozioni, scontistiche sui conti dei vari pacchetti di abbonamento e poi ha fatto incetta di diritti tv di discipline alternative in maniera da attrarre piccole-grandi nicchie (Eurolega di basket, pallavolo femminile, persino la lotta greco romana).
Ma tutto questo non è bastato a placare alcune voci ed alcune credenze per nulla popolari. «Da noi si parla molto di Sky, del suo presente e del suo futuro – ci racconta un parlamentare di lungo corso incontrato a pranzo – C’è molta preoccupazione e, te lo dico, ormai se prima c’era la corsa ad andarci come ospite oggi le cose sono cambiate. Insomma c’è chi la snobba…».
È sempre difficile distinguere la verità da una fake news, anche su Sky, forse soprattutto sul mondo della tv e dell’informazione. L’azienda ha solo un modo per sgomberare il campo dai dubbi: parlare chiaro.