I “diritti sportivi” superati da “Cinema, Fiction e serie Tv”. Per lo sport è l’inizio della fine?
Lo sbarco di Amazon sul mercato italiano dei diritti sportivi (acquisiti i diritti della miglior partita del mercoledì di Champions League per il triennio 2021-2024) è stato festeggiato con grande soddisfazione dai padroni del pallone del nostro Paese. Arriva alla vigilia del bando per il triennio 2021-2024 della Serie A in cui l’obiettivo è superare la soglia del miliardo di euro ma il timore di dover fare un passo indietro, schiacciati dalla crisi Covid, tormenta le notti dei presidenti. La sola idea che possa esserci un competitor in zona della forza economica di Amazon mette di buon umore, anche se tracce di interesse diretto sul massimo campionato italiano fin qui non si sono registrate. In ogni caso l’allarme sui diritti tv sportivi suona forte ovunque. C’è chi si è dovuto rassegnare a vendere al ribasso (Bundesliga tedesca) e chi si appresta a trattare nella peggiore condizione possibile. La realtà è che lo sport sta perdendo terreno a livello globale nella competizione dei budget delle grandi catene televisive e degli operatori Over the Top. Una tendenza fotografata da Boston Consulting Grup nel report “Will Peak Tv Burst The Video Content Bubble?”. No, forse la bolla non scoppierà ma nel 2020 per la prima volta la voce ‘Diritti sportivi’ con i suoi 39 miliardi di dollari è stata sopravanzata negli investimenti da quella ‘Cinema, fiction e tv’ a quota 52. Entrambe a distanza dai ‘Contenuti originali’ che da soli assorbono più di un terzo dei 160 miliardi di dollari complessivi. E, soprattutto, scende la spesa dei broadcaster tradizionali e sale quella degli operatori Over the Top che tradizionalmente perseguono una forma di business più redditizia per i propri conti e meno generosa verso i fornitori. Tradotto in soldoni: se la Serie A vuole arrivare al miliardi di euro deve sperare di coinvolgere più clienti possibile oltre a Sky, ma allo stesso tempo sapere che difficilmente saranno disposti a pagare quanto l’emittente satellitare. L’ingresso dei fondi, oltre a dare ossigeno immediato, servirà anche a valorizzare il prodotto provando a restare al passo con i tempi che non parlano più solo di tv come siamo abituati a conoscerla, ma necessitano di un approccio totalmente differente e che nel medio periodo preveda un modello di business alternativo. Altrimenti saranno guai seri.