Ci piacerebbe saper l’opinione della Uefa, da quella del suo Presidente, Ceferin, a quella dell’ultimo degli impiegati che nei giorni bollenti della Superlega ci bombardavano con una frase, anzi, un vero e proprio «mantra»: il calcio è della gente, dei tifosi!.
La probabile cessione del Chelsea per 4 mld di euro
Ci piacerebbe sapere cosa ne pensano i lor signori della possibile cessione del Chelsea al gruppo di investitori guidati da Todd Boehly e dal miliardario svizzero, Hansjorg Wyss per una cifra che secondo il Daily Mail supererebbe i 4 mld di euro.
Il pallone rischia di diventare più elitario della Superlega
Perché queste cifre, assurde, pazzesche, impensabili e molto probabilmente anche ingiustificabili dal punto di vista finanziario non fanno altro che scatenare una corsa verso l’alto, verso l’eccesso che con il popolo, la gente, i tifosi, non ha nulla a che fare. Insomma. Il pallone rischia di diventare molto più elitario di quanto non prevedesse il progetto della Superlega, con la sola differenza che in questo caso la Uefa ha dato il suo benestare. E allora? Cos’è cambiato? Davvero questa cessione che è un record storico assoluto per il mondo del calcio è una cosa che va nella direzione del calcio democratico, equilibrato, del e per il tifoso, dove tutti possono vincere? Se poi la cifra per voi è esatta e proporzionale, bene. Sappiate che con gli stessi soldi potreste comprarvi mezza serie A: Salernitana, Spezia, Verona, Udinese, Genoa, Samp, Bologna, Cagliari e Venezia. 9 squadre al prezzo di uno. È sensato e sportivo tutto questo? Tutto questo per di più quando nel mondo tornano a sentirsi parole come: recessione, razionamento (del gas, il prossimo inverno, prepariamoci…), crisi economica. Il calcio no: il calcio vola, sempre più in alto.
La cessione del Milan
Già che ci siamo sarebbe anche il caso di riflettere ad esempio sulla cessione del Milan. Questa volta a firmare l’assegno i paperoni del Barhain, il fondo InvestCorp che mettaranno sul piatto, stando agli ultimi rumors, 1,2 miliardi. Sia chiaro: il Milan sta facendo benissimo in campo ma forse soprattutto fuori. Elliot e la dirigenza rossonera hanno risanato i conti e la società che due anni fa aveva un passivo di 220 mln oggi è quasi in pareggio (si parla di un rosso da -30, -40 mln). Ma davvero questo basta per una quotazione simile? Ricordiamo che 5 anni fa la squadra rossonera venne ceduta da Fininvest ad un misterioso imprenditore cinese, Yonghong Li (poi svanito nel nulla) per 420 mln + 220 di debiti. Ecco oggi, dopo la pandemia, ed un biennio di crisi economica mondiale il Milan raddoppia il suo valore malgrado i ricavi siano arrivati nell’ultimo bilancio alla cifra record di 300 mln (un quarto dell’offera di InvestCorp) e senza che ci sia lo stadio di proprietà, quindi un immobile con cui giustificare una quotazione simile. Dubbi che diventano certezze se pensiamo che il Genoa è di recente stato acquistato da 777 Partners per 150 milioni di euro. Ce ne vogliono 8 di squadre come il Grifone per arrivare alla quotazione del Milan.
Disparità sempre più larghe, distanze che con il passare degli anni sarà sempre più difficile colmare. Ed una certezza: il calcio non sarà mai più della gente, dei tifo, di tutti. Ma di una ristretta élite di Paperoni. Con il plauso di Federazioni, Leghe e Uefa.