Potrebbe già essere giunta ai titoli di coda l’avventura di Antonio Conte sulla panchina del Tottenham. Non subito ma in estate. Comunque questione di poche settimane. Un matrimonio nato male e proseguito peggio. Ecco perché le parti potrebbero divorziare al termine della stagione, nonostante il contratto in essere tra gli Spurs e il tecnico salentino è valido fino al 30 giugno 2023. Tra Conte e il patron dei londinesi Daniel Levy non è probabilmente mai scoccata la scintilla. Anzi i due diciamo che si sopportano più che supportano. Non bisogna, infatti, dimenticare come l’ex tecnico di Juventus e Inter avesse lo scorso luglio già declinato il corteggiamento del Tottenham, non ritenendo il progetto degli Spurs competitivo per vincere secondo i suoi desiderata. Un no secco quanto perentorio, tanto da restare a spasso dopo la separazione (con buonuscita da 7,5 milioni di euro…) con l’Inter.
Antonio Conte e il Tottenham: perché aveva detto sì?
E allora la domanda che vi starete facendo è la seguente: come mai a novembre Conte ha detto sì alla chiamata di Paratici se non credeva nel Tottenham? Molto semplice. L’allenatore leccese sentiva la nostalgia della panchina. Da impazzire. Troppo forte la mancanza del lavoro quotidiano sul campo per godersi la pensione dorata da commentatore Sky, senza poter fare ciò che ama di più, ovvero allenare. E così, senza troppi indugi, ha accettato la proposta di Paratici corroborata dalle promesse di grandi colpi da parte di Levy per il mercato di gennaio. Quei famosi 100 milioni di euro da investire per rendere gli Spurs più competitivi.
Alla fine il Tottenham ha speso una settantina abbondante di milioni per Rodrigo Bentancur e Dejan Kulusevski, facendo però più la gioia delle casse della Juventus che di Conte. Ebbene sì, perché i due non erano i calciatori richiesti da Antonio per il nuovo corso degli Hotspurs. Conte voleva altri giocatori, va detto per onestà intellettuale. Per la precisione i nomi richiesti dal trainer pugliese rispondevano a quelli dell’esterno Adama Traore, che poi ha preso la strada di Barcellona, e del fantasista Luis Diaz accasatosi invece al Liverpool. Due incroci di mercato che hanno visto il Tottenham battuto e sconfitto, tanto da ripiegare last minute sui due esuberi juventini. Non propriamente la stessa cosa. Ecco perché Conte medita già l’addio. Vivacchiare in Premier League non fa per lui. Tantomeno avendo come massimo traguardo e aspirazione la conquista del quarto posto. Briciole per un serial winner come lui.
Antonio Conte e il Tottenham verso la separazione consensuale
E allora nelle prossime settimane potrebbe consumarsi la separazione consensuale. Non è facile, tuttavia, capire dove possa ripartire. Il sogno si chiama PSG (le prime scelte sono però Zidane e Simeone). Occhio anche al Manchester United sfiorato prima di firmare per il Tottenham, anche se per i Red Devils appaiono in vantaggio Pochettino e Ten Hag. Altrimenti starà ancora fermo, sperando possa essere meno impulsivo quando avvertirà la nostalgia del campo. Perché un grande allenatore – e Conte indubbiamente e certamente lo è – deve ponderare bene le sue scelte. Altrimenti rischia di bruciarsi…