Pugliese d’origine ma milanese d’adozione e sestese ormai acquisito, anche se difficilmente destinato a diventarne primo cittadino come la sinistra vorrebbe per cercare di riprendersi le ormai ex Stalingrado d’Italia. Antonio La Torre è l’architetto della meravigliosa estate italiana delle Olimpiadi di Tokyo, direttore tecnico della federazione dell’atletica leggera scopertasi improvvisamente fabbrica di medaglie. Tante e pregiatissime, quasi una fucina da cui sono usciti gli ori di Marcel Jacobs e della staffetta, il salto vincente di Gianmarco Tamberi e le marce preziose di Massimo Strano e Antonella Palmisano.
La Torre è il sogno nemmeno troppo segreto della sinistra, a caccia di un uomo su cui puntare per riprendersi la poltrona da sindaco in quella che per decenni è stata roccaforte e che nel 2017 è caduta, espugnata da Di Stefano e dalla sua coalizione tutta a destra. Una ferita non ancora rimarginata nella città che, solo per restare agli anni Duemila, è stata guidata da Filippo Penati, Giorgio Oldrini e Monica Chittò. Settant’anni di governo ininterrotto spazzati via in un colpo solo, bruciante tanto da immaginare di cercare al di fuori del proprio schieramento politico il nome giusto da spendere.
Quello di Antonio La Torre è certamente autorevole, anche se con un presente e un futuro pieno di impegni tra pista, allenamenti e il suo lavoro di docente di Metodi e Didattiche delle Attività sportive presso l’Università Statale di Milano, dove è tornato ad insegnare una volta smaltita la sbornia olimpica e paralimpica. Del resto, La Torre è sempre stato uomo di campo, abituato a costruire col lavoro quotidiano i successi dei suoi atleti. Prima di essere nominato direttore tecnico della FIDAL nel 2018 era già entrato nella storia dell’atletica italiana come preparatore personale di Ivano Brugnetti, marciatore seguito per un ventennio e guidato al doppio oro mondiale (Siviglia 1999) e olimpico (Atene 2004). Anche lui sestese d’adozione visto che per incontrarlo, nei periodi di duro allenamento, era sufficiente inoltrarsi nei sentieri del Parco Nord oppure affacciarsi sulla pista Dordoni a due passi dal centro di Sesto San Giovanni.
Appassionato di musica rock, fan di Bruce Springsteen e dei Pearl Jam (così si dichiara nel lungo curriculum pubblicato sul sito della federatletica), La Torre da ragazzo sognava di diventare insegnante di lettere. La vita l’ha portato altrove, compresa una lunga parentesi da disegnatore nell’industria metalmeccanica Breda Ansaldo, nel cuore di quel territorio che negli ultimi anni ha cambiato anima e pelle e che adesso vorrebbero affidargli. Prima di diventare allenatore è stato anche rappresentante sindacale, carica di cui non ha mai fatto mistero inserendola tra le sue note riepilogative. Dopo Tokyo è tornato in università e ha ripreso la sua quotidianità in prima linea. I Giochi record in terra nipponica sono già un ricordo alle spalle, nel mirino c’è Parigi 2024 e la sfida di ripetere un exploit che sarebbe stato difficile anche solo da immaginare.