Doveva essere il colpo da novanta della sessione invernale di calciomercato e invece è rimasto inesploso. Da bomba a miccetta, il passo è stato breve per Edin Dzeko che voleva lasciare la Capitale dopo l’ennesimo scontro con il tecnico Paulo Fonseca. Niente da fare, nonostante il cambio di procuratore da Silvano Martina ad Alessandro Lucci. Quest’ultimo si è adoperato a lungo per spostare il bosniaco, dialogando – senza successo – con Inter, Juventus, PSG, Chelsea, Real Madrid e Manchester City. La trattativa più calda era quella con i nerazzurri relativamente a uno scambio di prestiti con Alexis Sanchez. Un’operazione che però ha creato pure qualche scintilla tra agenti e intermediari.
Infatti, come al solito, la Roma – nonostante le smentite di rito – avrebbe dato mandato per chiudere l’operazione all’intermediario Paolo Busardò, ormai di casa con i giallorossi viste le tante operazioni condotte negli ultimi anni (l’ultima quella del giovane Bryan Reynolds). E fin qui nulla di male, anche se forse non ci sarebbe stato bisogno di “un aiuto esterno”. Lucci voleva portare avanti l’operazione da solo e in prima persona. Tra l’altro tra l’agente di Dzeko e Busardò i rapporti non sono granché dallo “scippo” di Valerio Verre, che dopo tanti anni ha mollato Lucci per passare nella scuderia dì Busardò. Insomma, le classiche scintille e rivalità tra procuratori che però non hanno favorito certamente il buon esito dell’affare. Detto ciò la domanda che sorge è un’altra: ma è possibile che la Roma debba sempre utilizzare i soliti noti come intermediari delle proprie operazioni da un anno e mezzo a questa parte?