Sono passate 7 giornate di campionato e due turni delle coppe europee. Si può quindi cominciare a fare un primo bilancio su quella che era la vera, grossa novità di inizio stagione: lo streaming. Dopo un decennio passato appesi ad una parabola il calcio ha deciso, per questioni di soldi, ovviamente, di affidare i diritti delle partite e la loro divulgazione ai tifosi allo streaming, la tecnologia dell’oggi o forse, visti i risultati, del domani.
Non si può infatti dire che ad oggi il bilancio sia positivo. Anzi. La partenza poi ha regalato dei picchi di drammaticità molto elevati. Su tutti un Napoli-Juventus del tutto oscurato per i primi 45 minuti; una disastro che ha costretto DAZN a promettere un rimborso per tutti gli abbonati. Ma non è che prima o dopo le cose siano andate meglio.
Ormai, da tifosi, abbiamo dovuto fare i conti con l’ormai mitica «rotella», il simbolo del malfunzionamento del sistema che ci ha tolto minuti e minuti della nostra squadra del cuore o delle nostra rivale storica.
In tutto poi, anche quando la connessione funziona, senza rotelline che girano, la qualità delle immagini non è per niente paragonabile al super hd per non parlare poi del 4k di Sky.
In difesa di DAZN va detto che la stessa cosa, gli stessi problemi, li ha avuti anche Amazon Prime Video; ricordiamo infatti il primo tempo di Juventus-Chelsea di Champions League con la luce spenta per tutto il primo tempo. Un senso di buio ed oscurità poco gradito ai tifosi che hanno inondato i social con critiche ed insulti.
C’è poi la questione ascolti. I dati diffusi dalle emittenti sono ricchi di dubbi, fatti su nuove piattaforme, basato su algoritmi e sistemi differenti dal solito. Anche alla Lega Calcio ci capiscono poco e con loro gli sponsor… Dazn ha addirittura organizzato un convegno con alcuni giornalisti per spiegare conti ed ascolti, tutto inutile. I dubbi di un flop anche da questo punto di vista restano.
Detto questo, la vera domanda che si fanno tutti è: sarà sempre così? Inutile dire che la risposta è no. Perché così la Lega Calcio tutto questo non lo potrà tollerare ancora a lungo; se c’è un prodotto da vendere va venduto alla qualità più alta, non a quella più bassa. Ecco, la qualità, il segnale.
Qui il discorso diventa tecnico e la risposta, purtroppo, non è di quelle rassicuranti. Sono infatti in molti a sostenere che il sistema dello streaming italiano non sia in grado, ancora, di sostenere delle dirette con milioni di contatti in diretta, in contemporanea.
Oggi lo streaming funziona regolarmente se guardiamo una serie tv o altri programmi per decine di migliaia di spettatori; ma se la richiesta si moltiplica per dieci ecco che qualcosa non va. «È come avere un tubo per l’acqua in giardino – spiega un tecnico della principale società di comunicazione italiana – un tubo piccolo, stretto. Fin quando il rubinetto è aperto a metà non ci sono strozzature e problemi ma se apro il rubinetto al massimo qualcosa succede. Abbiamo un sistema tarato per numeri più bassi della diretta di una partita di calcio da milioni di spettatori. Si dovrà lavorare, e tanto». E chi paga?