Dal portiere al centravanti con anche panchine ricche di talento. Tutti indisponibili o, nella migliore delle ipotesi, recuperati all’ultimo dopo giri intorno al mondo a disposizione delle nazionali, acciaccati se non infortunati. E anche quando il problema non emerge subito, destinati ad essere molto più esposti ai crac muscolari perché il corpo di un calciatore di alto livello è super allenato, ma i ritmi sincopati di questa stagione compressa tra l’Europeo e il Mondiale che verrà non fanno sconti a nessuno. In Spagna lo chiamano ‘Virus Fifa’ e i club litigano da tempo. In Inghilterra a ottobre c’è chi si è rifiutato di mandare i propri giocatori in nazionale, facendosi scudo dei problemi di quarantena Covid e ricevendo meno di un buffetto dalla Fifa.
Provando a giocare con i numeri, si riesce anche a quantificare quanto costi in termini di denaro lo stillicidio di infortuni che sta investendo soprattutto il calcio europeo. Si stima che, in questi primi quattro mesi di stagione, solo le venti squadre della Serie A abbiano registrato assenze forzate per circa mille partite tra campionato e coppe europee. Mille gare marcando visita, spesso dei top player che sono i più esposti alle fatiche di un calendario folle. Tentando una stima calibrata sul miliardo e 300 milioni di euro di monte ingaggi dell’intera Serie A, è come se da metà agosto e inizio dicembre i club avessero pagato una tassa occulta di 65-70 milioni di euro. Denaro bruciato, lasciato in infermeria, investimenti non disponibili nel momento del bisogno. E il conto (sempre stimato) rischia di sfondare quota 100 milioni nei prossimi mesi perché anche il primo semestre del 2022 non darà tregua a nessuno.
Il tema è all’ordine del giorno da anni senza una soluzione. La Fifa detta i calendari, li riempie di impegni sempre più stressanti dal punto di vista agonistico, le confederazioni non rinunciano a nulla e le federazioni nemmeno. Si litiga, poi ognuno guarda al suo orticello e alla fine manda il conto sempre ai soliti perché il sistema degli indennizzi è inutile quando a una squadra viene costantemente a mancare qualcuno col risultato di condizionare risultati e ricavi correlati.
Ora che la Fifa è in guerra per rendere il Mondiale biennale, il dibattito si è fatto ancora più acceso. Senza entrare nel merito della questione politica con la Uefa, il discorso di Infantino ai club di mezzo mondo, ma soprattutto a quelli europei che tengono in piedi il carrozzone, è così sintetizzabile: fateci fare la Coppa del Mondo ogni due anni e insieme avrete una rimodulazione del calendario che taglierà le soste autunnali, concentrerà tutto a fine stagione, cancellerà una serie di viaggi delle vostre stelle in giro per il mondo e alla fine farà guadagnare tutti. Ragionamento corredato di slides e stime sulle stagioni dei top player più famosi.
E se così non fosse? I club europei vedono di cattivo occhio il raddoppio di Mondiale ed Europeo e non lo hanno nascosto. Hanno il sospetto che sia un modo per moltiplicare i guadagni della Fifa sempre a spese di chi investe e, in questo momento, è investito da una crisi spaventosa. Quindi sono per il no, anche se l’impianto generale delle finestre internazionali concentrate fuori dalla stagione europea non dispiacerebbe. E dunque? Si va avanti a trattare, seppure da posizioni di forza squilibrate. Con la sensazione che l’escalation di infortuni possa anche fare il gioco di chi sta spingendo per allargare i propri spazi facendo finta di ridurli. Mettendo i club in una situazione spalle al muro, dove comunque si muovano (o scelgano di stare fermi) alla fine pagheranno il conto per tutti.