Il passo indietro di Andrea Agnelli e di tutto il cda della Juventus è stata la mossa della disperazione per cercare di trovare una nuova linea difensiva che consentisse alla società di reggere l’urto del doppio confronto con Consob e Procura di Torino. E’ soprattutto il primo fronte quello che ha preoccupato nell’immediatezza Exor e i vertici bianconeri, ancora fermi nella redazione del bilancio allo scorso 30 giugno che doveva essere scritto e portato in assemblea a ottobre ma che ancora non è uscito nella sua versione definitiva dagli uffici della Continassa. La dead line è stata ora fissata nel 18 gennaio prossimo, abbondantemente fuori tempo massimo. A occuparsi delle cose contabili sarà in particolare il nuovo presidente indicato dalla proprietà, Gianluca Ferrero che ha competenze elevatissime in materia di revisione dei bilanci e che nel suo sterminato curriculum può presentare anche un rapporto di consulenza con il Tribunale di Torino proprio in materia economico finanziaria.
La Juventus non si arrenderà a Consob e magistrati
Non significa che Juventus si arrenderà a Consob e magistrati senza provare a dimostrare la correttezza del proprio operato dal 2018 al 2021, ma di sicuro le annotazioni che da luglio sono sul tavolo dei dirigenti bianconeri provenienti dalla Consob saranno recepite con maggiore apertura ed attenzione. Anche se non si manca di far notare (concetto ribadito anche nel primo comunicato ufficiale dell’era post Andrea Agnelli) che il club ritiene infondate le accuse rilevando, ad esempio, valutazioni differenti tra i tecnici Consob e quelli della Procura di Torino sulle stesse carte.
Di cosa si tratta?
Alla luce degli ultimi clamorosi sviluppi è interessante ripercorrere le prescrizioni della relazione Consob che ha ribaltato il mondo bianconero. Un lungo elenco di contestazioni e rilievi sui parametri utilizzati per iscrivere a bilancio le cosiddette “operazioni incrociate” di calciomercato e le due “manovre stipendi” attorno alle mensilità dell’epoca Covid, i 90 milioni di euro risparmiati nell’iscrizione a bilancio 2019/2020 che in realtà nasconderebbero oltre 60 milioni di costi non più contabilizzati e spariti nel nulla fino ad alleggerire la situazione negativa della società.
La Juventus ha già riscritto pro forma i suoi conti economici dal triennio incriminato applicando le indicazioni della Consob
La Juventus ha già riscritto pro forma i suoi conti economici dal triennio incriminato applicando le indicazioni della Consob. Nel bilancio al 30 giugno 2020, secondo i controllori di Borsa, avrebbe dovuto dichiarare un passivo di 152,9 milioni di euro contro gli 89,7 approvati dall’assemblea. Nell’esercizio 2020/2021 il rosso sarebbe stato di 233,2 milioni di euro e non di 209,5 e a cascata si sarebbe dovuto conteggiare diversamente anche il risultato netto al 30 giugno 2022 che sarebbe stato di -193,3 milioni e non di -253,2 come da progetto di bilancio approvato dal cda a settembre e mai portato in assemblea per lo scoppiare del caso. Diverso anche lo stato patrimoniale della società con particolare riferimento al 2021 quando si sarebbe passati da 28,8 a -58,1 milioni, richiedendo così un intervento per ripristinare la patrimonializzazione dell’azienda. Cosa peraltro avvenuta, visto che nel novembre 2019 e nel dicembre 2021 Exor e gli azionisti di minoranza hanno sottoscritto due aumenti di capitale da 300 e 400 milioni di euro; i soldi insomma non sono mai mancati alla Juventus. Questo è anche l’argine di difesa che sarà eretto nel probabile processo sportivo davanti alla Corte della Figc, per demolire l’idea che eventuali scorrettezza nella redazione dei bilanci siano servite per garantire alla squadra l’iscrizione al campionato altrimenti messa a rischio dal mancato rispetto dei parametri federali.