Perché leggere questo articolo? Perché è una specie di gruppo di ascolto per assisterci nel tormentone sportivo dell’estate: la definizione del campionato di Serie B. Ci aspetta un’altra estate di tribunali, ricorsi e controricorsi. Fino al giorno del giudizio, il 29 agosto. Quando la Serie B dovrebbe già essere alla terza giornata, in teoria.
L’estate è quella stagione lì. Quel periodo dell’anno in cui ci si interroga se sia meglio andare al mare o in montagna. Ci si arrovella sul tormentone musicale da ballare sotto l’ombrellone. Amori sbocciano, altri finiscono e si fanno progetti per il futuro. Ma non per tutti è così. L’estate, per gli appassionati di Serie B è un limbo. Una stagione di calvario burocratico e giudiziario, in cui cercare di capire cosa ne sarà del campionato cadetto. L’estate sono le domande che assillano i tifosi del “campionato degli italiani”. Quali squadre? Quando inizierà? Quanti gradi di giudizio? Cosa cazzo è una fidejussione? E il Tar del Lazio…? Questo articolo è una specie di gruppo di ascolto, un sostegno per provare a districarsi nella giungla dell’estate della Serie B.
L’ennesimo caos Serie B ha un precedente
Mettetevi comodi, come ha scritto Franeceso La Luna su Ultimo Uomo: “ci attende un’altra estate di tribunali, ricorsi e controricorsi, aule, figli e figliastri“. Per la Serie B, e di conseguenza anche per la Serie C, sarà il caso, fino al giorno del giudizio, che sarà il 29 agosto, quando la B in teoria dovrebbe già essere arrivata alla terza giornata. Non serve dunque essere Nostradamus per fare propria la profezia di Nicola Binda, esperto di campionato cadetto della Gazzetta, quando scrive: “Gli appassionati di Serie B e Serie C si mettano l’animo in pace: i campionati non inizieranno prima di settembre“.
Un grande classico che, in quest’estate di caldo record, ci riporta con la memoria al 2003 per trovare un precedente affine. Anche in quella torbida estate il caos regnava sovrano sulla definizione del campionato cadetto. Vent’anni fa il calcio nostrano venne rivoluzionato dal domino che ha portato come diretta conseguenza la composizione a 20 squadre della Serie A odierna. Demiurgo di questo intreccio perverso fu il più verace, il più istrionico, il più italico dirigente sportivo mai comparso a illuminare i più disparati campi dello Stivale: il compianto Lucianone Gaucci. Serverebbe un giurista – e forse uno psichiatra – per ripercorrere le tappe di quelle delirante estate del 2003 della Serie B. Saltiamo fiumi d’inchiostro e passiamo direttamente alle conclusioni. Dopo mesi di TAR e Consigli di Stato, si arrivò alla salomonica e italianissima decisione di non far retrocedere nessuno. Si allargò così la Serie B da 20 a 24 squadre. Con la Fiorentina promossa direttamente dalla C2, al posto del Cosenza, dichiarato fallito.
Veniamo all’attuale estate di delirio pallonaro. Questo sconquasso è dovuto alle strutture. Non c’entra Marx, parliamo proprio degli impianti, gli stadi di due squadre idealmente di Serie B: Reggina e Lecco. Ad oggi però la Serie di B si compone di solo 18 squadre. I due posti al momento vacanti sono quelli che dovrebbero spettare a Reggina e Lecco, ma che Covisoc e Collegio di Garanzia del CONI stanno bloccando.
I casi Reggina e Lecco
La non ammissione della Reggina è di natura economica, più semplice da spiegare. La presidenza di Luca Gallo ha creato una voragine nei conti amaranto, tanto da costringerlo alla cessione a Felice Saladini, attualmente proprietario della squadra che ha avviato la ristrutturazione dei debiti. A giugno la Lega di Serie B ha accolto la richiesta d’iscrizione della Reggina, che però non ha passato la mannaia della Covisoc. Il vulnus, in questo caso, è di tipo giudiziario: la norma che permette la ristrutturazione dei debiti è statale, mentre la Covisoc è un organo sportivo. C’è dunque una zona grigia nella quale, più o meno, vale tutto: finora i gradi di giudizio sportivo hanno respinto i ricorsi della Reggina, che adesso si appellerà al TAR (2 agosto) e al Consiglio di Stato (29 agosto). Le stesse due tappe che coinvolgeranno il Lecco.
Qua veniamo al caso più unico che raro. La Serie B ha delle norme molto stringenti in fatto di strutture, in termini di accessi e manto erboso. Il Lecco, promosso in Serie B il 18 giugno scorso dopo aver vinto i playoff di C, non aveva una struttura ideone. In due giorni i lombardi hanno presentato l’iscrizione alla cadetteria, che aveva come deadline il 20 giugno. Come campo di riserva il Lecco aveva trovato l’Euganeo di Padova, ma l’autorizzazione da Questura e Prefettura della città veneta è arrivata solo il 21 giugno. La domanda d’iscrizione del Lecco viene bocciata perché la squadra di Foschi non ha uno stadio di riserva. O meglio: ce l’avrebbe, però i tempi della burocrazia gli hanno giocato contro e non ha fatto in tempo a registrarlo. Fra l’altro, la società ha fatto soltanto iscrizione in Serie B e non quella alla Serie C, quindi in poche ore si materializza addirittura l’incubo di dover ripartire dai dilettanti.
Chi vuole essere in Serie B?
Qua comincia il vero delirio. La commissione infrastrutture il 5 luglio dà ragione al Lecco. Così il Consiglio Federale, al quale il Lecco fa ricorso per la prima esclusione, il 7 luglio riporta la squadra in Serie B. Non ci sta però il Perugia, nell’ultima stagione di B retrocessa come terzultima e che, dunque, in ordine di riammissione, avrebbe preso il posto del Lecco, che presenta ricorso al Collegio di Garanzia del CONI. La risposta alla richiesta della squadra umbra, arrivata il 17 luglio, è favorevole, dunque i lombardi si ritrovano senza Serie B. Il tutto nel giro di un mese esatto, dal 18 giugno al 18 luglio.
Le pretendenti al trono di questo gioco perverso sulla pelle del Lecco sono le quattro retrocesse della Serie B dello scorso anno: Brescia, Perugia, SPAL, Benevento. Ci sarebbe anche il Foggia, perdente dei playoff in finale contro il Lecco. Ma in Serie B, in caso di mancata ammissione di una squadra al campionato, si riammettono prima le retrocesse e, solo in subordine, si ripesca dalla Serie C.
Il Perugia sarebbe quindi la candidata al ripescaggio. Ma qui arriva il sublime. La squadra umbra che ha fatto ricorso contro il Lecco per le infrastrutture non ha luci dello stadio Curi a norma. Così al momento è stato indicato il Benevento come retrocessa da riammettere. Ma ecco un’altra perla. Anche la SPAL ha depositato domanda di riammissione, forte dell’indagine aperta dalla Procura Federale su Perugia e Benevento. Le due squadre già retrocesse si sono affrontate il 29 maggio in una gara incriminata, perché il gol di Kouan che ha permesso agli umbri di battere i sanniti e di finire così al terzultimo posto davanti alla SPAL per un solo punto. Si contesta la possibilità di un gol combinato.
Il giorno del giudizio
Ora bisogna attendere gli esiti della giustizia ordinaria, dunque le risposte del Tar del Lazio (2 agosto) e del Consiglio di Stato (29 agosto). In caso di doppia bocciatura di Reggina e Lecco, allora sarebbero riammesse Brescia e Perugia. Se anche gli umbri non dovessero risultare a norma, spazio alla SPAL. E qui ci fermiamo: le ipotesi per la Serie B 2023/24, come i multiversi, possono essere infinite.