«Dopo tutta la merda i Campioni d’Europa siamo noi!». Paola Egonu ha commentato così su Instagram il successo della Nazionale femminile di Pallavolo agli europei conclusi sabato scorso con, appunto, il successo delle azzurre.
Un commento Instagram quello della Egonu che si lega alle critiche ricevute poche settimane fa dopo il clamoroso flop alle Olimpiadi di Tokyo dove la nazionale, partita con l’obiettivo della vittoria o quantomeno della medaglia d’argento, si era fermata ai quarti di finale sconfitta dalla Serbia dopo una fase a gironi balbettante (due sconfitte) ed un clima (si raccontava allora) non proprio sereno per tutta la trasferta giapponese.
E lei, Paola Egonu, fu la più criticata in assoluto, per due ordini di motivi: il primo è che è senza alcun dubbio la più forte giocatrice di Pallavolo del Mondo (una capace in Champions League di fare 50 punti in una sola partita, tanto per gradire…) ma che ha disputato partite molto, molto al di sotto delle sue possibilità; il secondo è che per diversi giorni è stata al centro delle cronache non per le sue imprese sportive ma per il fatto di avere una compagna, e per essere stata scelta data la sua omosessualità come atleta portatore della bandiera olimpica alla cerimonia di inaugurazione, simbolo di una società libera e «fluida» (come si dice…).
Egonu parla di merda… Non si può più criticare?
Così oggi la Egonu ci parla di MERDA (lo mettiamolo maiuscolo tanto per essere chiari). Perché criticare ormai è offendere, è cosa schifosa, è sbagliato, è scorretto, appunto come le nostre deiezioni.
Ci scusi, cara campionessa europea. Da quando criticare è reato? Da quando non si può dire che un’atleta ha disputato una gara (nel suo caso 4 o 5) molto al di sotto delle sue possibilità? Cosa c’è di sbagliato nello scrivere che la Nazionale di Pallavolo femminile ha disputato un’Olimpiade deludente? Poi, cosa pretende: lodi sperticate quando vince e silenzio quando perde? Troppo comodo…
E non solo. Perché la dimostrazione delle bontà delle critiche che ha ed avete ricevuto a Tokyo sta proprio nella vostra vittoria di sabato scorso. Un successo che ha dimostrato il vero valore della squadra; se aveste giocato così alle Olimpiadi chissà come sarebbe andata a finire… rimpianti…
Secondo alcuni in Giappone c’è stato anche qualche errore nella gestione della preparazione con la Nazionale arrivata al torneo olimpico con poche partite ma molti allenamenti. Ed infatti anche coach Mazzanti (che nel post eliminazione aveva parlato di una squadra troppo attenta ai social network ed un po’ meno al campo) si è preso la sua bella dose di m… in faccia, ma a quanto pare ha saputo fare autocritica, cambiando le cose in poche settimane.
Ci sono poi anche questioni tecnico-tattiche. Giocare da favoriti è complicato (le serbe nella finale erano evidentemente bloccate dal fatto di giocare in casa con 22mila tifosi in attesa solo di una cosa: la medaglia d’oro); giocare da «underdog» e con una voglia di riscatto pazzesca molto più semplice; alleggerisce la testa e le mani. Quindi, se le critiche hanno spronato lei e le sue compagne a dare qual qualcosa in più che alla fine risulta sempre decisivo, ben vengano le critiche.
Che non sono m… ma spesso, soprattutto so fatte in maniera corretta, competente, chiara, possono diventare uno stimolo.