L’assenza di Gerry Cardinale nella settimana del doppio confronto con il Napoli che vale un posto nelle semifinali della Champions League – manca al Milan da 16 lunghi anni – non può passare inosservata. E’ vero che le proprietà made in USA sono solite delegare la gestione quotidiana dei club alla management locale e il Milan non fa eccezione, ma questi sono stati i giorni più importanti da quando l’uomo d’affari americano è diventato il proprietario dei rossoneri e non vederlo al fianco di Furlani, Maldini e Pioli almeno a San Siro ha colpito.
Ufficialmente il mancato viaggio è stato dovuto ad impegni improrogabili di lavoro ma incombe il retropensiero dello stadio
Ufficialmente il mancato viaggio è stato dovuto ad impegni improrogabili di lavoro e la vicinanza non è mancata con messaggi di incoraggiamento prima e dopo. C’è, però, un retropensiero che porta alla questione stadio su cui la strada che il Milan ha scelto di percorrere, dopo aver verificato la quasi impossibilità di portare a compimento il dossier nuovo San Siro, è diventata in fretta ricca di ostacoli. Cardinale è stato fin qui molto presente su questo fronte e, forse, ha verificato di persona che non c’era nulla da fare in più oggi per cercare di accelerare l’iter del progetto nell’area dell’ippodromo de La Maura, quella prescelta dal club dopo l’addio a San Siro.
Non è una novità per chi è abituato a raccontare le storie delle società alle prese con la volontà di fare un nuovo stadio in Italia
Non è una novità per chi è abituato a raccontare le storie delle società alle prese con la volontà di fare un nuovo stadio in Italia. Burocrazia, veti politici e comitati hanno sempre il potere di bloccare i piani degli investitori e la tattica comune è allungare i tempi fino a prendere per sfinimento la controparte. La situazione su La Maura è al momento abbastanza chiara: l’idea del Milan di costruirci il futuro stadio da 70mila posti piace a pochissimi, quasi nessuno. I residenti sono contrari e anche la maggioranza che regge la Giunta di Beppe Sala nel Comune di Milano è attraversata da mal di pancia fortissimi, tanto che i favorevoli si conterebbero sulle dita di una mano. In più c’è la quasi certezza di possibili ricorsi in sede europea visto che si tratta di una porzione di terreno del Parco Agricolo Sud Milano sulla quale ci sono vincoli ambientali difficili da superare.
Il sindaco vuole sapere da Milan e Inter se chiudere definitivamente l’iter amministrativo del nuovo San Siro oppure no
Insomma, dopo gli incontri ravvicinati con il sindaco Sala e con il presidente della Regione Lombardia (l’ultimo lo scorso 23 marzo) la sensazione crescente è non ci sia molto da correre, almeno in questa fase. I circa venti giorni che dovevano servire per portare a Palazzo Marino un progetto un po’ più approfondito sono trascorsi e ora la scadenza è stata portata oltre a tre mesi che è diventato il termine entro cui il sindaco vuole sapere da Milan e Inter se chiudere definitivamente l’iter amministrativo del nuovo San Siro oppure no. Il club di Zhang ha messo nero su bianco che vorrebbe proseguire, i rossoneri non hanno ancora staccato la spina pur consapevoli che gli ostacoli restano enormi, a partire dalla minaccia che nel 2025 (e solo in quel momento) possa essere posto il vincolo sul Meazza arrivato al 75° anniversario dall’ultima grande ristrutturazione.
La conclusione è che l’assenza di Cardinale è la somma di tanti fattori
La conclusione è che l’assenza di Cardinale è la somma di tanti fattori. Uno, decisivo, è che anche lui, come prima Pallotta a Roma e Commisso a Firenze, sta sperimentando sulla sua pelle come il “fast, fast, fast” in Italia sia un miraggio. Cosa succede nei prossimi mesi? Rumors indicano come San Donato l’eventuale alternativa milanista dovesse venire meno La Maura dopo gli enormi dubbi su San Siro. Il club avrebbe già avviato contatti e approfondimenti per cercare di non farsi trovare impreparato all’evenienza mentre a Milano c’è chi continua ad essere convinto che alla fine Milan e Inter dovranno tornare alla casella iniziale del percorso e cioè alla ristrutturazione del Meazza dal 2026, dopo le Olimpiadi invernali, abbandonando ogni progetto di stadio nuovo.