Comincia la seconda settimana degli Australian Open, primo torneo dello Slam della stagione. E purtroppo comincia senza giocatori e giocatrici italiani in tabellone. Per quanto riguarda il femminile diciamo la verità, l’unica carta che avevamo da giocare era quella di Camila Giorgi, che però è capitata in una settimana in cui non è mai stata in grado di mettere in mostra il suo gioco esplosivo; le altre, Cocciaretto, Trevisan e Bronzetti hanno fatto quello che potevano nei primi due turni, senza grosse delusioni, senza grossi successi.
Il fallimento del tennis italiano
Il vero punto però è l’ennesima delusione per la parte maschile del nostro tennis. Dopo il 2021 dei record, dei primati, dei successi, della prima volta di un azzurro in finale a Wimbledon e le mezze delusioni del 2022, dove si è raccolto molto meno del previsto, il 2023 era per molti l’anno della riscossa. E purtroppo l’inizio non è incoraggiante. Trattandosi però di sport individuale le situazioni vanno appunto analizzate singolarmente.
Sinner esce a testa alta e il rammarico di Musetti e Sonego
Cominciando dall’ultimo che ha salutato il torneo. Jannick Sinner esce agli ottavi ma a testa altissima. La sfida persa al quinto, con molti rimpianti, contro Tsitsipas porta con se segnali incoraggianti non da poco. Già un anno fa infatti l’altoatesino era stato eliminato a Melbourne proprio dal greco; ma se 12 mesi fa si trattò di una vera lezione di tennis, oggi il numero 3 del tabellone si è dovuto sudare le fatidiche 7 camicie. Sinner è parso anzi a lunghi tratti superiore: fisicamente è cresciuto, e parecchio, e tecnicamente il percorso che lo vorrebbe portare ad essere un giocatore a 360° lo ha visto fare diversi passi in avanti. Più a rete, più aggressivo, più convinto. Peccato perché dopo il quarto set il vento era a favore dell’italiano…
Il torneo di Musetti, quello che meglio aveva finito l’anno scorso, è stato condizionato da un infortunio che non gli ha permesso di rendere al massimo. Qualche rammarico in più per Sonego che avanti di un set con Hurkacz, strafavorito, prima di vincere anche il terzo, con facilità, aveva regalato il tie-break del secondo set con un errore a rete sul 3-3 che ricorderà a lungo.
Il caso Berrettini
Ma la vera, grossa, profonda delusione arriva da Matteo Berrettini, l’ormai nostra ex punta di diamante. Il modo con cui ha affrontato quel vecchio volpone di Andy Murray al primo turno è stata davvero fastidiosa (non solo per tifosi ed appassionati, ma dicono anche per una buona parte del mondo azzurro del tennis); malgrado tutto era riuscito a raddrizzarla arrivando ad avere un match point fallito in maniera davvero inspiegabile; fino all’amara sconfitta.
Eppure la cosa peggiore è stata quanto ha detto dopo il match; quel «alla fine è solo tennis» dice molto su quello che è da un po’ di tempo l’atteggiamento mentale di Berrettini. Molti lo vedono distratto sul campo e con la testa più a copertine di riviste, pubblicità e gossip. Farsi vedere tre giorni dopo l’eliminazione accanto a Melissa Satta a Milano dice da solo quali siano oggi le priorità. Sia chiaro; Berrettini è libero di vivere la sua vita come desidera, tennis compreso. Ha già fatto la storia, è ricco, famoso, bello. Ha ragione lui, comunque vada.
L’emblema del fallimento del nostro tennis
Però ripensando alle sue parole, al suo approccio mentale, non ci può non tornare alla mente la risposta alla domanda posta alcuni anni fa al manager di Rafa Nadal: ma come mai un italiano non riesce a vincere un torneo dello slam? «Semplice – rispose con il sorriso – da voi la vita è troppo bella…».