C’è un mistero nel mondo del pallone, anzi, nel mondo del pallone in Tv, quello dei «commentatori». Una figura che esiste dall’inizio di questo secolo dopo che per anni siamo cresciuti a telecronache mono-voce. Nando Martellini, Bruno Pizzul (per non andare ancora più indietro nel tempo) non solo solo nomi, sono voci familiari a ciascuno di noi over 45.
Poi è arrivata la «spalla», necessaria, immancabile. Una vera e propria attività per ex giocatori ed ex allenatori che ci hanno costruito una carriera dorata. In passato vi abbiamo già raccontato come alcune seconde voci, le più prestigiose, viaggino con contratti da 400mila euro l’anno e che Antonio Conte, prima di tornare il panchina, al Tottenham, sembra che avesse stretto un accordo ad una cifra di 50 mila euro a gara per 10 partite (compreso pre e post match).
Ma, come ogni cosa, c’è commentatore e commentatore.
La domanda se la sono posta ad esempio migliaia di telespettatori dopo aver assistito alla finale di Supercoppa Italiana, quell’Inter-Juventus durato 120 minuti e che ha raccolto un eccezionale 36% di share. Ecco.
Il trio Paganini-Tacchinardi-Sorrentino non convince
Per quella partita la squadra di commentatori utilizzata è stata: Massimo Paganini, durante il match, Alessio Tacchinardi e Stefano Sorrentino, nel post gara. Davvero non c’era in giro di meglio?
Molti ad esempio hanno protestato contro la scelta di affiancare alla voce di Pardo in cabina di commento quella di un ex interista, scelta che ti espone a critiche immediate di faziosità. Ma il vero punto è un altro: basta davvero essere un giocatore di serie A qualsiasi per poter diventare un commentatore? Domanda legittima, lampante soprattutto se si guarda a Sorrentino il cui palmarès, con il massimo rispetto, non è proprio da fuoriclasse. In Italia ha militato nel Torino, Chievo, Palermo: zero convocazioni in Nazionale, 11 sole presenze in competizioni europee (quando giocava ad Atene, per l’Aek). Un giocatore normale di squadre (con il massimo rispetto) normali.
Dateci Bobo Vieri
Davvero non si poteva scegliere di meglio? Davvero una finale Inter-Juve dall’ascolto assicurato in prima serata non meritava dei Campioni (con la C maiuscola). Non sta a noi fare nomi ma ad esempio si poteva chiedere a Bobo Vieri, uno che ha indossato entrambe le maglie e che per anni ha bazzicato negli studi di Mediaset, mai banale nel parlare. Oppure si poteva chiedere un commento all’allenatore della Nazionale, Roberto Mancini, magari in compagnia dell’inseparabile Gianluca Vialli. È evidente che il pre, il durante ed il post avrebbero avuto tutt’altro peso (e forse attenzione).
Certo, sarebbe servito un investimento superiore rispetto al gettone dei tre colleghi utilizzati ma vista la serata lo sforzo si poteva anche fare. Di sicuro Mediaset avrebbe regalato uno spettacolo decisamente migliore e ne avrebbe tratto anche ulteriore pregio e vantaggio.
Ma la vera domanda è: basta davvero essere un ex giocatore della Serie A per essere un commentatore di calcio? Basta davvero essere un ex atleta per poter analizzare, spiegare, commentare?
Chi scrive vi invita a prestare attenzione alle ormai prossime olimpiadi invernali di Pechino consigliandovi una sorta di giochino. Guardate prima sul canale di Stato una gara di Biatlhon, o di salto con gli sci; poi riguardate la stessa gara con il commento di Eurosport. Massimiliano Ambesi vi porterà con i suoi commenti ad un altro livello di comprensione della specialità, facendovi diventare appassionati. E come lui sempre su Eurosport troverete Jacopo Lo Monaco per il tennis o il mitico Riccardo Magrini per il ciclismo.
È evidente che questa emittente sulla seconda voce dello sport ha una strategia diversa. Si, quella vincente