Siete pronti a rinunciare alle iperboli di Adani? Al senza giacca e agli algoritmi caressiani? Non necessariamente a tutti, ma di sicuro a una parte del racconto che negli ultimi vent’anni ha accompagnato il calcio italiano marchiato Sky? È uno degli effetti collaterali della rivoluzione Dazn, il passaggio dei diritti del campionato da settembre al 2024 dalla culla della tv satellitare, con i suoi riti e ritmi, alla strada dello streaming multifunzionale.
Al netto delle supercazzole del momento su linguaggi innovativi e giovani, studi che non si chiameranno studi ma “luoghi” e talent che dovranno necessariamente crescere di peso rispetto al triennio in cui la piattaforma è stata il contorno del piatto principale, la realtà per gli appassionati italiani è che cambierà il modo di raccontare il pallone.
Pubblici generazionali
In meglio? In peggio? Certamente in maniera più minimalista rispetto ad oggi. Un po’ per scelta, un po’ per convenienza (True News si è occupata nei mesi scorsi dei compensi delle star del video) e molto per cercare di catturare l’attenzione della Generazione Z. Che fatica a guardare 90 minuti della squadra del cuore, ammesso che ne abbia una in Italia e non preferisca Barcellona o Real Madrid, figuriamoci a sorbirsi i lunghi pre e post partita pieni di parole. Detta così sembra un passo avanti migliorativo. C’è però anche l’altra faccia della medaglia rappresentata da tutta quell’ampia fascia di tifosi che oggi detengono il controllo del portafoglio di famiglia (e dunque orientano le spese e gli abbonamenti), abituati a vivere in un bar sport permanente.
Calcio senza commentatori
Sono pronti a fare a meno di Adani, Caressa, Capello e delle incazzature da divano? Una parte della scommessa di Dazn si gioca anche su questo, oltre alla questione tecnologica che rischia di rendere complicata la vita agli over 60 che oggi sono tra i maggiori clienti del calcio in generale. Le prossime settimane chiariranno se passerà davvero tutto attraverso internet, smart tv, app e device mobili o se la prudenza non spingerà ad accordi con digitale terrestre e satellitare. I prossimi mesi diranno, invece, se Diletta sarà stata capace di far dimenticare Caressa o sarà riuscita nell’impresa di farlo rimpiangere anche ai critici del suo modo di parlare di calcio