E’ trascorso un mese dalla choccante eliminazione della nazionale di Mancini dal Mondiale del Qatar. Il gruppo azzurro è ripartito, con alla guida lo stesso ct e una federazione che ha retto l’onda d’urto della delusione. Non è ancora chiaro, invece, dove e come potremo seguire in televisione le 64 partite della prima rassegna mondiale che si disputa in inverno. La sconfitta contro la Macedonia del Nord e, prima ancora, il lento declino post Europeo che ci ha spinti sull’orlo del baratro dei playoff hanno creato un problema soprattutto in casa Rai.
Il problema in casa Rai
Viale Mazzini ha acquistato in anticipo i diritti tv della competizione mettendo sul tavolo una cifra importante, confidando sulla presenza da protagonisti degli azzurri e sul periodo particolarmente favorevole per fare grandi ascolti. Quanto ha speso? Non ci sono cifre ufficiali, ma l’importo non dovrebbe essere inferiore ai 170 milioni di euro per garantirsi l’esclusiva sulle 64 partite del Mondiale, da quella inaugurale sino alla finale del 18 dicembre, una settimana prima di Natale.
La stima è che la mancata qualificazione dell’Italia abbia bruciato già almeno un quarto dei potenziali introiti pubblicitari. A questo va aggiunta l’incognita legata all’audience di una buona parte dei match, soprattutto nella fase iniziale dei gironi in cui molte gare si sovrappongono e non sempre vedono coinvolti nazionali con appeal per il pubblico italiano.
Il Caso in Commissione parlamentare
Il caso è approdato anche in Commissione parlamentare di sorveglianza sui servizi radiotelevisivi dove è stata portata anche una proposta destinata a far discutere, se recepita dal Governo; il segretario Michele Anzaldi (Italia Viva) ha infatti chiesto al Governo di consentire alla Rai di derogare al tetto massimo del 7% di affollamento pubblicitario nel mese del Mondiale, così da rientrare dell’investimento senza dover cedere parte dei diritti ad un altro broadcaster. Cosa penserebbero Mediaset, La7 e le tv presenti nell’offerta televisiva del nostro Paese se alla Rai fosse concesso di andare oltre le regole?
La soluzione? Forse uno spacchettamento
Non è difficile immaginare polemiche. La soluzione potrebbe essere, invece, uno spacchettamento della competizione con la vendita di parte delle esclusive a un altro soggetto in modo da rientrare dei soldi spesi e riallinearsi ai valori di mercato post-eliminazione dell’Italia. E qui entra in gioco anche l’ipotesi Amazon, affacciatasi in questa stagione sul mercato calcistico in Italia con l’acquisizione di una partita per turno di Champions League da trasmettere su Prime Video, al momento senza obbligo di sottoscrizione di un abbonamento ulteriore rispetto a quello tradizionale. Il Mondiale nelle settimane che portano a Natale può diventare un affare per la piattaforma che proprio tra novembre e dicembre vive il suo boom.
Una sorta di Mondiale Black Friday
Una soluzione che non dispiacerebbe, forse, nemmeno ai club di Serie A che si stanno preparando al bando per il prossimo triennio 2024-2027 con l’incognita dei conti di DAZN e del posizionamento di Sky, che potrebbe da agosto tornare in gioco in caso di accordo tra la stessa DAZN e TIM per un forte sconto sui 340 milioni promessi dall’operatore delle comunicazioni all’OTT tedesca e ora contestati perché ritenuti eccessivi.
Per tutti, comunque, vale l’esperienza di Russia 2018 che vide gli azzurri sul divano a causa dell’eliminazione targata Ventura. Allora Mediaset fece il colpaccio, garantendosi i diritti tv nell’asta aperta dopo il tracollo della nazionale: 80 milioni di euro circa l’investimento per un mese di prime serate premiate da ascolti e raccolta pubblicitaria. Anche per questo la Rai si era mossa per tempo su Qatar 2022: la rete di Traijkovski ha fatto andare all’aria tutti i piani.