Mentre la FIFA discute su come cambiare il calendario delle competizioni internazionali a partire dal 2024, una volta abortito il progetto di rendere biennale il Mondiale con insurrezione della UEFA e delle altre confederazioni, i top club europei fanno i conti con il flagello degli infortuni. Complice l’appuntamento in Qatar nel mese di novembre, che spezza in due l’annata del calcio costringendo a due maratone, prima e dopo il Mondiale invernale, le squadre sono alle prese con un numero esorbitante di problemi ai propri calciatori. Nella sola Serie A, dopo i primi due mesi e mezzo, siamo a oltre 100 infortuni muscolari con ricadute causate dalla fretta di rimettere in campo il campione di turno non avendo tempo per recuperare con pazienza e rispettando tutte le precauzioni del caso.
I numeri della stagione 2022/2023 saranno da record
I numeri della stagione 2022/2023 saranno da record, insomma, ma anche quelli del 2021/2022 che si è chiuso a giugno fanno tremare. Ha provato a fotografarli Howden, broker assicurativo indipendente che da qualche anno produce un interessante studio sul fenomeno. L’European Football Iniury Index 2021/2022 stima in 610 milioni di euro i costi sostenuti dai club delle prime 5 leghe d’Europa (Premier League, Bundesliga, Liga, Serie A e Ligue1) a causa dell’assenza dei propri calciatori per problemi fisici l’anno scorso.
Il conto più salato è stato della Premier League
Una tassa occulta che ha colpito tutti senza salvare nessuno. Il conto più salato è stato della Premier League, che tra le leghe è quella che distribuisce gli ingaggi più elevati: 219 milioni di euro con 1.231 infortuni segnalati. Poi la Liga spagnola con 130 milioni (848 ko fisici) e a seguire la Serie A con 100 (835) davanti a Bundesliga e Ligue1 francese a quota 80 milioni (1.205 infortuni per i tedeschi e 691 a Parigi e dintorni). Denaro che le società hanno dovuto comunque corrispondere ai propri top player anche durante settimane di interminabile attesa perché si rimettessero a disposizione dei rispettivi allenatori. Il numero complessivo degli infortuni è cresciuto di circa il 20% da 3.988 a 4.810, quello dei costi sostenuti addirittura del 29% ed è quasi scontato che nel 2022/2023 la situazione peggiorerà.
La Serie A non fa eccezione
La Serie A non fa eccezione, ovviamente. Il trend è in salita da un paio di anni, come testimonia la fotografia progressiva del report di Howden: gli infortuni segnalati erano 630 nel 2019/2020, sono diventati 781 l’anno successivo (anche a causa delle positività del Covid) e sono diventati 835 la scorsa stagione quando, però, l’effetto della pandemia e dei tamponi con gli stop forzati in caso di positività si è diluito. L’allarme suona, anche perché i costi incidono in maniera significativa su bilanci già in forte disequilibrio. Il report di Howden quantifica il denaro perso squadra per squadra e la classifica, poco invidiabile, della Serie A vede in testa quasi tutti i top club: Juventus prima con 22,6 milioni di euro bruciati, quindi Napoli (11,8), Milan (9,8), Torino (6,3), Inter (6,1), Lazio (5,8) e Roma (5,4) nelle prime posizioni.
A qualcuno in giro per l’Europa è andata anche peggio
A qualcuno in giro per l’Europa è andata anche peggio. Spaventoso il costo pagato dal PSG alla voce giornate lavorative perse per infortuni: 40,73 milioni di euro. Un dato gonfiato dai super stipendi garantiti dallo sceicco a Mbappé, Messi, Neymar e compagni tanto che la seconda squadra francese è il Monaco ed è staccatissima a quota 8,5 milioni di euro. Anche il Real Madrid di Ancelotti non se la passa meglio: 40,4 milioni di euro. Analizzando i dati si comprende perché siano soprattutto i top club ad aver dichiarato guerra all’attuale formulazione dei calendari internazionali, che toglie spazi e riposi alle attività delle società costringendo i giocatori più in vista (che sono anche i più pagati) a dividersi tra squadra di appartenenza e nazionali.