L’iscrizione nel registro degli indagati per l’ipotesi di falso in bilancio, decisa dalla Procura di Napoli nell’inchiesta sull’affare Osimhen (centravanti prelevato in Francia in un’operazione a forte sospetto di plusvalenze fittizie) è solo l’ultimo motivo di preoccupazione per Aurelio De Laurentiis. Non è un grande momento per il patron del Napoli, impegnato nel difficile compito di ridurre i costi della sua società senza scontentare troppo sia il tecnico Spalletti che i tifosi. L’ordine di scuderia è tagliare, anche sacrificando i big che hanno una busta paga troppo pesante per essere in linea con le esigenze di una società il cui fatturato fatica a crescere per allinearsi a quello di Juventus, Inter e Milan. Per non parlare delle big d’Europa.
La sfida di riportare il Napoli entro limiti di sostenibilità è vitale per ADL
Ma la sfida di riportare il Napoli entro limiti di sostenibilità è vitale per ADL e per tutto l’universo che ruota intorno al produttore cinematografico che con il passare degli anni ha visto cambiare radicalmente il suo posizionamento nel mondo del business. Il Napoli rappresenta ormai, infatti, la quasi totalità del fatturato della famiglia De Laurentiis, sempre meno legata alle produzioni cinematografiche che nel 2021 hanno accumulato meno del 9% dei ricavi totali del gruppo. Pochi milioni di euro a fronte di quanto fatturato da Napoli e Bari, l’altro club dei De Laurentiis almeno fino a quando non dovranno allinearsi alle direttive della Figc che ha vietato le multiproprietà obbligandoli a scegliere nei prossimi mesi cosa tenere e cosa vendere. E’ quasi certo che la scelta ricada sul Bari, che verrà messo sul mercato, proseguendo la traiettoria sotto il Vesuvio.
Impresa non facile con alcuni stipendi pesanti in rosa
Tutti i tentativi di fare ricorso contro le norme dettate dal presidente Gravina, desideroso di evitare un altro caso imbarazzante come quello della Salernitana del (fu) Lotito, sono cadute fin qui nel nulla e De Laurentiis, che ha giurato vendetta al numero uno della federazione, si sta rassegnando ad applicarle cedendo una delle due aziende. Quello che non può permettersi, però, è che i conti del Napoli non siano in equilibrio. Dopo anni di utili nei quali ha accumulato discrete riserve, causa anche il Covid il patron è stato obbligato a mettere denaro per garantire il funzionamento del club. Una china da interrompere in fretta e per questo, già dalla scorsa estate, De Laurentiis ha dettato la linea dell’austerità e del contenimento del monte ingaggi che deve scendere di almeno un terzo. Impresa non facile con alcuni stipendi pesanti in rosa: chi è arrivato a scadenza (Insigne e Mertens) si è visto consegnare offerte dimezzate e chi si sta avvicinando al gong (Koulibaly) riceverà un trattamento non tanto differente. ADL è inflessibile e, del resto, non può fare altrimenti perché nell’architettura del gruppo Filmauro è ormai il pallone a reggere il resto e non viceversa.
Una situazione che non piace ai tifosi partenopei
Una situazione che non piace ai tifosi partenopei e che li ha portati sempre più spesso a criticare l’operato del presidente che ha rilevato il Napoli dal fallimento, lo ha ricondotto nella Serie A e poi lo ha portato con continuità in Europa e a lottare per lo scudetto. Meriti ormai sbiaditi davanti alla delusione del mancato salto di qualità definitivo. ADL si difende portando le sue (indubitabili) ragioni, il cuore dei napoletani pensa ad altro. I numeri della Filmauro, però, non mentono e rappresentano la fotografia reale dello stato delle cose.