Politica e soldi vanno a braccetto anche nel mondo del calcio. L’attacco mediatico di Zlatan Ibrahimovic bissato da Gareth Bale contro il videogame Fifa 21 ha sorpreso il pubblico, ma dietro si nasconde una manovra ben precisa. Nel mirino dei due campioni lo sfruttamento non autorizzato della loro immagine. In particolare sotto la lente di ingrandimento c’è il sindacato mondiale dei calciatori, FIFpro, un’istituzione attaccata nei mesi scorsi dal gotha degli agenti mondiali, cappeggiati da Mino Raiola, spalleggiato da Jonathan Barnett (manager di Bale) e Jorge Mendes (l’agente di CR7 e Mourinho). Insomma, dietro questa questione non c’è nulla di casuale ma uno scontro ben più profondo, con intrecci politici. Il FIFpro, infatti, negozia direttamente la cessione dei diritti d’immagine dei calciatori, tagliando fuori i procuratori e gli stessi giocatori. Inoltre non va dimenticato che proprio la FIFA, a cui fa capo il FIFpro, resta la principale antagonista degli agenti, tanto da averne abolito l’albo in passato e puntare ora a ridurne compensi e influenze.
In questa battaglia si staglia la questione relativa a FIFA 21 che sfrutta i players, dando la possibilità agli utenti di giocare utilizzando i propri idoli, virtualmente ricostruiti in maniera identica agli originali. Ciò è stato possibile appunto grazie all’intesa tra EA Sports con FIFpro fin dalla fine degli anni Novanta. Facendo un viaggio sul web si può notare come lo stesso Ibra nel 2017 si fosse dichiarato fan di Fifa, quando gli era stata dedicata una special card di Fifa Ultimate Team. Cosa è cambiato negli ultimi tre anni? Maliziosamente si può dire che sia colpa di David Beckham. L’icona inglese ha concluso nelle scorse settimane un accordo da 45 milioni di euro per i prossimi due anni con la EA Sports per apparire “official and original” nei giochi calcistici, mentre agli attuali campioni arrivano solo le briciole. Quella dei videogame sembra essere un tesoro, dal quale vogliono arricchirsi anche gli altri top player.