“Gareggiare per gli Usa sarebbe un grossissimo errore…». Parole di Federica Pellegrini, la pluricampionessa di nuoto, oggi membro del Cio e donna simbolo dello sort italiano che è intervenuta su quello che rischia di diventare il caso sportivo del quadriennio: il caos scatenato da e che ruota attorno ad Arianna Fontana. La donna dei record stando a medaglie d’oro nella storia del nostro sport olimpico infatti ha alzato la voce, dopo le recenti frizioni (e siamo teneri) con al Federazione annunciando di essere pronta “a gareggiare per gli Stati Uniti nelle olimpiadi invernali 2026 di Milano-Cortina”.
La figuraccia internazionale e il post su Instagram
Capite bene di quale figuraccia internazionale stiamo parlando: la nostra miglior atleta di sempre alle olimpiadi che per la sua ultima apparizione decide di «tradire» il suo paese gareggiando per un’altro paese. La vicenda è nota. Già nel 2022 la pattinatrice aveva avanzato dubbi sulla gestione tecnica della nazionale di short-track. Oggi la bionda fenomeno si spinge oltre. Lei chiede di fatto un cambio totale del team di tecnici, come ha scritto su instagram:
“È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che vi ho aggiornato sui problemi che ho dovuto e devo affrontare. Purtroppo non ci sono state comunicazioni costruttive sulla mia partecipazione ai Giochi Olimpici del ‘26 da parte della FISG dopo che, dall’aprile scorso, ci sono state ammissioni, da parte del presidente della FISG, di errori commessi e fatto promesse che non sono mai state mantenute. Lo staff rimane, in parte, quello che ha permesso ad atleti di prendermi di mira durante gli allenamenti e questo non è accettabile. La strada davanti a me non è facile, ma so che non tollererò più che il personale tecnico e federale prenda decisioni per isolarmi senza assumersi la responsabilità di queste decisioni… Questo non è mai stato un “anno sabbatico”, non ho gareggiato perché non posso giustificare di gareggiare per una federazione che condona comportamenti e decisioni dannose nei miei confronti. Finché quelle decisioni e azioni saranno approvate, non tornerò e se dovessi decidere di competere in futuro, il mio percorso sarà completamente separato da quello che il direttore tecnico e il suo staff hanno pianificato per il gruppo italiano. In quel caso, mi dispiacerà non allenarmi con il resto degli atleti italiani, ma la mia fiducia nello staff tecnico e federale è irrecuperabile.” E qui la minaccia di correre per gli Usa (paese del marito ed allenatore).
Una grana enorme per il Presidente della federazione Sport Ghiaccio, Andrea Gios
Una grana enorme per il Presidente della federazione Sport Ghiaccio, Andrea Gios: “Ci sono stati degli incontri in cui abbiamo cercato di capire le esigenze dell’atleta e ci siamo attivati per mettere a sua disposizione una somma di 200.000 euro per garantire tutte le risorse per allenamenti, staff, viaggi ecc. Questa era la proposta, comunicata l’11 gennaio, quando vi era stato anche l’incontro con il presidente del CONI, Giovanni Malagò, e Arianna era serena… Sono convinto che non andrà a pattinare per un’altra nazione e da parte mia non avrà alcuna autorizzazione, qualora volesse farlo. Lei è un’atleta che adoro, ma abbiamo messo a sua disposizione un budget importante e non può pensare di decidere lei l’allenatore o gli atleti da convocare“.
Insomma: Fontana non ne vuole più sapere di lavorare con persone per cui ha perso stima e fiducia. Dall’altra la Federazione non può far fare alla propria atleta di punta quello che vuole, come vuole e dove vuole.
Un caos totale ma non isolato
Un caos totale, che però, a guardar bene, non è un caso isolato. Spesso infatti la storia dello sport italiano ha raccontato le difficoltà di gestione di alcuni «fenomeni», soprattutto se non dotati di un carattere facile. Così spesso si è ricorso al «team privato», alla faccia del gruppo. Di recente ad esempio è capitato a Federica Brignone, ma anche la stessa Pellegrini ha in passato avuto non pochi problemi con gli allenatori e la federazione. C’è però team e team. Il primo, in origine, fu quello di e per Alberto Tomba ma allora si trattava di una scelta (giusta) voluta dalla Federazione che visto il talento unico dello sciatore bolognese gli affiancò un gruppo di lavoro esclusivo guidato da Gustav Thoeni. Un mix che si rivelò perfetto e garantì alla bandiera tricolore anni di passaggi sul podio. Oggi è diverso, oggi è tutto doveroso.
L’ex portabandiera italiana vuole Stelle & Strisce per di più nella Olimpiade di casa. Sarebbe il suicidio perfetto.