Perché leggere questo articolo? Jannik Sinner ha preso residenza a Monaco nel 2020. Al di là del populismo di chi parla di “evasione fiscale”, a calamitarlo sicuramente l’aspetto fiscale, ma non solo. Il paradiso dei tennisti da tempo fornisce benefit e comodità a tutto il circuito del tennis.
Il tiro a Jannik Sinner dopo il rientro dall’Australia dove ha vinto il primo Slam della sua ancora giovane carriera, dal momento che ora non lo si può attaccare sotto l’aspetto agonistico – e appurata (come se ce ne fosse mai stato bisogno) l’italianità del nostro campione – da qualche giorno verte su un unico argomento: la sua residenza anagrafica e fiscale a Montecarlo. Perché tale è dal 2020, e così rubriche, articolesse e pistolotti social hanno gioco facile a rilanciare, moraleggiando, su quella che è una realtà. Le tasse sul reddito della persona fisica Jannik Sinner non finiscono nelle casse del fisco italiano. Di lì il populismo e le polemiche: può una persona che non paga le tasse in Italia essere considerato un simbolo italiano?
Riparo fiscale
Ora, posto che l’Italia con l’evasione fiscale ha un problema enorme, non si può ridurre un tema di grande complessità politica ed economica come questo sbraitando rispetto a scelte che, come quella di Sinner, sono legali e legittime. Che il Principato di Monaco sia un riparo fiscale, e che chi trasferisce la sua residenza abbia benefici fiscali enormi, è il segreto di Pulcinella, ed è questo il motivo per il quale migliaia di atleti e imprenditori, anche italiani, lo scelgono.
Il problema è casomai quando la residenza è fittizia e gli accertamenti del fisco italiano lo certificano, ma non si tratta del discorso relativo a Sinner. Peraltro atleti come lui, che gareggiano a livello internazionale, in alcuni Paesi in cui giocano e vincono sono soggetti al pagamento delle tasse sui premi nelle rispettive giurisdizioni, e spesso sponsor e contratti di partnership vari ed eventuali vengono gestiti da società che curano i loro interessi e che pagano comunque una tassazione nello Stato in cui hanno la residenza fiscale.
Sinner dixit
In un paio di interviste recenti, a chi ha tirato fuori l’argomento, Sinner ha spiegato che si tratta di “una scelta professionale, null’altro. A Montecarlo giochi all’aperto tutto l’anno, ci sono tutti i top player, i campi sono sempre a disposizione: sembra un Master 1000. Con chi giocherei in Italia? E io devo pensare ad allenarmi nel modo migliore, sennò non progredisco”. E ancora: “la cosa più bella di Montecarlo è che ci sono tanti giocatori con cui ti puoi allenare, tante palestre, tante strutture e i campi sono buoni. Onestamente lì mi sento a casa, ho una vita normale, posso andare a fare spesa con zero problemi. Mi sento bene lì”.
Insomma: il clima della Costa Azzurra che consente di giocare all’aperto quasi sempre, la disponibilità di strutture e sparring partner di livello assoluto e una comodità logistica (come ha spiegato bene, in un articolo particolarmente preciso, Ubaldo Scanagatta sul portale specializzato Ubitennis) necessaria a chi vive oltre metà dell’anno in giro per tornei, volando da un capo all’altro del mondo per poi allenarsi nel Principato.
La colonia monegasca del tennis
Quando Sinner spiega che a Montecarlo vivono e si allenano i migliori tennisti mondiali, dice una verità nota ma che tanti fingono di scoprire adesso. Risiedono nel Principato Novak Djokovic, Daniil Medvedev, Alexander Zverev, Holger Rune, Hubert Hurkacz e Stefanos Tsitsipas, dunque gran parte dei migliori (e conseguentemente più ricchi) del ranking. Non sono gli unici, perché residenti a Monaco sono anche Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti, Felix Auger-Aliassime, Alex De Minaur, Cameron Norrie, Alexander Bublik, Caroline Wozniacki, Petra Kvitova e la lista non finisce nemmeno qui. A Montecarlo si trasferì Andrea Gaudenzi a 19 anni e, oggi, è il presidente dell’ATP che, non a caso, ha a Montecarlo il suo quartier generale europeo, oltre a uffici a Londra, Ponte Vedra in Florida e Sydney.
Ora, Jannik Sinner mostra un profilo internazionale che davvero pochi atleti italiani hanno. Non ha mai replicato piccato alla stupida polemica dello scorso autunno sulla sua identità e sulla sua italianità (nacque dalla scelta di non giocare le gare del girone di Davis a Bologna: la stampa ne parlò come di un “Caso Nazionale”), ha l’intelligenza e la libertà per non omologarsi all’Italietta che oggi lo vorrebbe per forza ospite a Sanremo e, tanto per essere chiari, non infrange nessuna legge con la sua residenza.
Peccato capitale
Ma allora, considerando che non è molto distante e che il clima è quello è, Sinner non poteva spostare la sua residenza, diciamo, a Bordighera, dove per anni si era trasferito per allenarsi, e pagare l’Irpef in Italia? Il punto è qui. Non ha troppo senso fargli la morale, perché il peccato capitale non è suo. Casomai la sua scelta è un peccato del neoliberismo, la cui evoluzione ha permesso lo sviluppo di ripari fiscali come il Principato di Monaco che – per dimensioni, storia e sovranità – si è creato un’economia e una quotidianità che solo i più ricchi possono permettersi, attratti da servizi elitari, sicurezza ed esclusività possibili solo in certi luoghi e che solo un determinato tenore di vita consente. Il regime fiscale fa parte del pacchetto, così come accade a Dubai (tra i tennisti l’italiano Fabbiano e il francese Pouille) o tutta una serie di Stati facilmente identificabili.