Così non va. Lo sta bene Simone Inzaghi che si gioca il futuro nelle prossime settimane. Vietato sbagliare, onde evitare di passare il Natale da esonerato. Altro che panettone sotto l’albero per il tecnico piacentino che sembra aver perso il controllo della sua Inter. Una squadra che non sembra più rispondere ai comandi del suo allenatore, stentando sul piano del gioco tanto da apparire fragile e impaurita.
Il bilancio di questa stagione è altamente deficitario
Insomma, lontana parente di quella che nel girone d’andata aveva incantato tutti e sembrava lanciata verso lo scudetto. La crisi di febbraio-marzo costò cara al nerazzurri e i due trofei vinti (Coppa Italia e Supercoppa italiana) evidentemente sono valsi a poco, visto che le reiterate dichiarazioni di alcuni giocatori poco propositive nei confronti del tecnico. Il bilancio di questa stagione è altamente deficitario finora e non permette di fare voli pindarici e cullare sogni tricolore. La quarta sconfitta in 8 partite di campionato probabilmente costerebbe la panchina di qualsiasi allenatore.
Il caso particolare di Simone Inzaghi
Ma il caso di Simone Inzaghi è differente. Per diversi motivi. Il primo di natura economica, dato che in estate l’allenatore piacentino ha rinnovato il contratto fino al 2024 con opzione di rinnovo per 2025. Il tutto corroborato con uno stipendio da 5,5 milioni netti a stagione più premi. Cacciarlo significherebbe fare un bagno di sangue. E Suning di questi tempi non può permetterselo. Tra l’altro la dirigenza non vede uno scollamento tra lui e la squadra, che pur non ottenendo risultati sul campo continua a essere dalla sua parte. Almeno per buona parte della rosa. Inoltre salvare Inzaghi ci sono altri due fattori. La prima nonché più importante e rilevante è la mancanza di un’alternativa valida ad alti livelli.
Negli ultimi giorni è stato proposto ai dirigenti interisti Paulo Sousa
Negli ultimi giorni è stato proposto ai dirigenti interisti Paulo Sousa, che applica lo stesso modulo di Inzaghi (il 3-5-2) e vanta diverse esperienze in Italia da giocatore e allenatore. Quella che porta al portoghese però non è una opzione che scalda granché dalle parti di viale della Liberazione. Idem la candidatura molto supportata mediaticamente e dai tifosi di Dejan Stankovic, la cui esperienza in panchina è bassina (vice di Stramaccioni a Udinese e capo-allenatore della Stella Rossa). Tradotto: il mercato non offre opzioni migliori di Inzaghi. E allora avanti tutta, sperando di invertire la rotta. Inoltre non va trascurato il modus operandi di Beppe Marotta a proteggere il lavoro di Inzaghi. Nella sua carriera da dirigente, infatti, il CEO Sport nerazzurro ha optato per la exit strategy dell’esonero a stagione in corso solo una volta, con Luciano Spalletti ai tempi del Venezia. Ventitre anni fa. Per il resto, anche in situazioni palesemente complicate (vedi con Delneri alla Juventus), Marotta non ha mai sostituito in corsa il proprio tecnico.
Marotta non ha mai sostituito in corsa il proprio tecnico
Il motivo è semplice: il dirigente non crede molto negli effetti taumaturgici dei tecnici subentranti. Lo scudetto – salvo exploit clamorosi – non appare alla portata, ma la stagione è ancora molto lunga. Toccherà a Inzaghi sistemare le cose, centrando l’obiettivo minimo del piazzamento in zona Champions League, fondamentale per le strategie finanziarie del club. E non sarà certo scontato, visto che oltre a Napoli, Milan e il probabile rientro della Juventus anche le romane quest’anno sembrano attrezzate per dire la dire la loro. Più la solita mina vagante Atalanta. 7 squadre per soli 4 posti: qualcuno rimarrà deluso. Inoltre il management nerazzurro conserva l’intenzione di arrivare fino in fondo in Coppa Italia e di provare nell’impresa di superare il girone in UCL, o nella peggiore delle ipotesi provare a vincere l’Europa League. Ecco perché per Inzaghi e l’Inter la stagione non è affatto finita, ma il registro deve cambiare diametralmente visto che il feeling con il presidente Steven Zhang si è incrinato dopo la lite estiva per l’acquisto di Acerbi e alcune conferenze stampa ritenute da Suning poco ortodosse e rispettose.