La formula con cui la Procura delle Federcalcio ha comunicato l’archiviazione del procedimento sportivo sul caso Suarez – l’esame farsa di italiano messo su in grande velocità a settembre per vedere se potesse ottenere il doppio passaporto e trasferirsi alla Juventus – è la conferma del mal di pancia con cui i vertici del calcio italiano hanno accolto la vicenda di Perugia.
La Juventus esce da una inchiesta nella quale non era mai entrata
La Juventus esce dall’inchiesta sportiva nella quale, in realtà, non era mai entrata non essendoci stato alcun tesserato coinvolto direttamente dai magistrati del capoluogo umbro. Archiviata “allo stato degli atti” e con la precisazione che i segugi di via Allegri restano in attesa di una eventuale trasmissione di altri documenti. Qualcosa, insomma, che linki un qualsiasi tesserato della società bianconero alla questione perché altrimenti non c’è nessuna possibilità di procedere.
Le acrobatiche intercettazioni di Paratici
E tanto per essere chiari, se anche ci fosse difficilmente si andrebbe oltre una sanzione amministrativa per il club e al massimo un’inibizione per chi allora faceva il mercato juventino e adesso lo fa per il Tottenham, quel Fabio Paratici apparso in intercettazioni abbastanza acrobatiche tra conoscenze con il ministro e tentativi di capire se esistesse una strada per accelerare la doppia cittadinanza dell’attaccante uruguaiano, scoperto quasi per caso a trattativa avviata.
Archiviazione, una risposta agli indignati in servizio perenne
Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, lo aveva anticipato di qualche giorno. Si sarebbe andati all’archiviazione che è anche una risposta agli indignati in servizio perenne. La Juventus non resta al riparo da problemi sportivi perché c’è la volontà di insabbiare (anzi, leggendo il comunicato emerge esattamente il senso opposto), ma perché lo sport come il resto della vita è sottoposto a regole e codici e quello di Giustizia Sportiva prevede che siano perseguibili solo dirigenti e tesserati. Era ovvio e chiaro sin dalle prime notizie di stampa, ma per settimane si è cavalcata l’idea che il club di Agnelli potesse essere colpito più o meno duramente.
Il caso va in cantina (per ora)
Se da Perugia arriveranno altre evidenze, il caso sarà riaperto. Per ora va in cantina con un monito che deve valere anche per la nuova ondata che sta travolgendo la Juventus e, di sponda, tutto il calcio italiano: quella delle plusvalenze. Non si fanno sconti, ma i processi non si fanno sui giornali, in piazza o – peggio – nei bar sport. Cosa che puntualmente accade, salvo poi raccontare in un trafiletto il resto della storia, quando ordinanze, stralci e ipotesi accusatorie lasciano lo spazio al confronto con le norme, in particolare quelle sportive.
Ma anche la Juventus non ha fatto una bella figura
Della vicenda di Perugia rimane lo sconcerto per una storia come minimo sgradevole, in cui una grande istituzione culturale di questo Paese si è messa al servizio dimenticando i propri doveri. Anche la Juventus, nel suo complesso, non ha fatto una bella figura. Anzi. E non è un caso che il protagonista principale di quella trattativa grottesca sia stato congedato a fine stagione. Ma la decapitazione sportiva non c’è stata e l’insabbiamento nemmeno.