Tutti contro tutti, appassionatamente e in nome dei soldi. Quelli che girano intorno al calcio europeo e che da ormai più di un anno sono al centro della contesa che vede sotto attacco la Uefa e il suo ruolo centrale nell’organizzazione del football del Vecchio Continente. L’ultima mossa in ordine di tempo l’ha fatta il numero uno della Liga spagnola, Javier Tebas, l’uomo che Urbano Cairo avrebbe voluto alla guida della Lega Serie A e la cui candidatura si è schiantata sul solito reticolo di veti incrociati tra presidenti in perenne lite.
Tebas ha denunciato Psg e Manchester City
Tebas ha fatto quello che aveva minacciato più volte senza passare all’azione: ha denunciato Psg e Manchester City, i due club che rappresentano con le loro proprietà Stato la deriva del calcio dei ricchi. Accusati di violare le norme del fair play finanziario e di alterare con le loro pratiche l’ecosistema e la sostenibilità del calcio così da danneggiare tutti i club e i campionati europei e finire con l’inflazionare in modo artificiale il mercato, con soldi che non sono prodotti all’interno del calcio. “Il finanziamento irregolare di questi club – si legge nella nota – si realizza attraverso iniezioni di denaro dirette o attraverso contratti di sponsorizzazione o di altro tipo che non corrispondono alle condizioni di mercato e sono privi di ogni logica dal punto di vista economico”.
Atto d’accusa indirizzato alla Uefa, competente per il rispetto delle norme finanziarie
Atto d’accusa indirizzato alla Uefa, competente per il rispetto delle norme finanziarie che regolano le competizioni europee, ma anche presso tribunali in Francia e Svizzera che verifichino la corretta applicazione delle norme comunitarie. E per farlo, Tebas ha ingaggiato una squadra di legali esperti in materia così da non lasciare nulla d’intentato. La Liga è in allarme e ha tutte le ragioni per esserlo: il Real Madrid ha appena conquistato la Champions League numero 14 della sua storia ma è stato beffato dal fiume di denaro del Psg nella corsa al talento francese Mbappé. Il Barcellona è schiacciato da una massa impressionante di debiti, deve trovare in fretta 500 milioni di euro per evitare di entrare in fase critica (Laporta che ne è presidente ha usato la metafora della terapia intensiva per descrivere la situazione economica del club) e non è competitivo su un mercato in cui inglesi e Parigi stanno dettando le regole con la forza dei contratti tv e degli investimenti a fondo perduto che vengono dal Medio Oriente.
In Italia il tema di discussione è stato l’indice di liquidità come parametro per l’iscrizione al prossimo campionato
In Spagna hanno capito, insomma, che rischiano di diventare in fretta marginali e periferici seguendo l’esempio della Serie A che, invece, continua a litigare al suo interno senza battere un colpo fuori. Nelle ore in cui Tebas scatenava l’offensiva contro Psg e Manchester City, mettendo di fatto la Uefa davanti a un fatto compiuto, in Italia il tema di discussione è stato l’indice di liquidità come parametro per l’iscrizione al prossimo campionato. Il Collegio di Garanzia del Coni ha dato ragione alla Lega, spinta da Lotito, bocciando la retroattività della sua applicazione allo 0,5 e dando una bacchettata sulle mani al presidente della Figc, Gabriele Gravina, che ne era stato promotore. La Federcalcio ha scelto di andare al Tar e così si continuerà a litigare, mentre chi può non ricapitalizza società sempre più in difficoltà a reggere sul piano economico.
Come la pensi il neoeletto presidente della Lega Serie A sulla battaglia di Tebas non è dato sapere. Da uomo avvezzo ai corridoi della politica romana, Casini sta lavorando per evitare provvedimenti fiscali punitivi nei confronti del calcio italiano, ma di una volontà di provare a mettersi nella scia della Liga nella battaglia europea non c’è ad oggi traccia.