Come è possibile che il titolo in Borsa di un’azienda che brucia una decina di milioni di euro ogni mese, obbliga il suo azionista di riferimento a continue immissioni di denaro e non ha prospettive ravvicinate di riequilibrio, nell’ultimo anno sia cresciuto di un terzo e da aprile in poi addirittura della metà?
La Roma e la borsa
Domanda spontanea osservando l’andamento delle azioni della Roma, società di calcio che lotta per tornare a garantirsi un posto nell’élite del calcio italiano ma che a livello di conti non se la passa bene. Anzi. Da quando il miliardario made in Usa Dan Friedkin l’ha rilevata dal bostoniano James Pallotta si è rivelata una vera idrovora di denaro: 248 milioni di euro in 14 mesi con tendenza a salire se è vero che gli apporti di capitale da parte del proprietario sono diventati una costante nel 2021: 10 milioni ad aprile, maggio e giugno, poi 25 a luglio e addirittura 60 ad agosto per garantire la continuità operativa del club che ufficializzerà a breve un bilancio al 30 giugno scorso che potrebbe riservare l’ennesimo passivo a tre cifre dopo il -204 del disgraziato 2020.
La Roma in borsa vola, ma con i bilanci in rosso
Insomma ci sarebbero tutte le ragioni del mondo per stare lontani dalle azioni della Roma in Borsa. E invece le performance della società capitolina sono state di tutto rispetto negli ultimi mesi: +32,81% rispetto all’anno scorso e +49,91% nei sei mesi che hanno portato a questo autunno. Quelli caratterizzati, come anticipato, dalla continua iniezione di capitali per consentire il rispetto di pagamenti e scadenze con un indebitamento finanziario netto nel frattempo schizzato a 323 milioni di euro. Apparentemente un controsenso non spiegabile nemmeno con la passione dei tifosi giallorossi. E’ vero che il calcio è una questione di cuore, ma quando c’è di mezzo il portafoglio è difficile trovare qualcuno disposto a impegnarsi in perdita (sempre) senza peraltro avere alcuna voce in capitolo come consuetudine per la marea di piccoli e piccolissimi azionisti.
L’andamento della Roma in borsa? Figlio delle turbolenze del 2020
E dunque? In realtà l’andamento del titolo Roma non deve sorprendere perché è figlio delle turbolenze del 2020 che si sono trasformate per qualcuno in occasione di fare un po’ di trading e magari guadagnare anche qualche euro. Quando Friedkin ha chiuso il lungo e tormentato deal con Pallotta (agosto 2020 dopo mesi di trattativa) il titolo ha toccato il picco di 0,56 facendo segnare il massimo del periodo per poi ripiegare in 24 ore di quasi la metà e da lì scendere progressivamente fino al minimo assoluto di 0,13 a fine ottobre. I risultati di campo o quelli finanziari centravano poco. Decisiva la scelta dei Friedkin di tentare il delisting (ovvero l’uscita dalla Borsa) comprando tutte le azioni rimanenti a prezzo di saldo, lo stesso offerto e pagato a un Pallotta che, però, aveva bisogno di mollare a tutti i costi: 0,1165 euro per quota.Ro
La Roma e l’effetto Mourinho
Una miseria che ha convinto gli investitori/tifosi a tenersi le proprie azioni e a far fallire l’Opa. Il risultato è stato che dal 6 novembre, giorno dell’annuncio che l’operazione non era andata a buon fine, le azioni della Roma semplicemente si sono riallineate ai valori precedenti cominciando da subito con un poderoso +50% nella seduta del 10 novembre 2021. Da lì si è tornati piano piano alla capitalizzazione normale, partendo però da così in basso che agli occhi di chi osserva le curve del listino è sembrato che la Roma corresse come e più di un titolo blindato. L’effetto Mourinho (4 maggio 2021) ha dato un’altra piccola spinta. Ora che la situazione si è normalizzata restano i problemi e la Borsa è tornata ad alternare rialzi, perdite e prese di beneficio intorno a quota 0,40. Prossimo passo? Se e quando i Friedkin riusciranno a venire a capo della questione nuovo stadio ci potrà essere un’accelerazione in previsione di futuri guadagni. Ad oggi restano i guai di bilancio.