Una gallina dalle uova d’oro dei cui benefici gode, però, solo il Fisco mentre chi investe per tenere in pieni la baracca e renderla appetibile alla platea degli appassionati, scommettitori compresi, continua a dover rinunciare al momento dell’incasso. Leggendo le tabelle del Report Calcio 2022 che la Figc ha pubblicato per testimoniare lo stato agonizzante del nostro pallone, emerge anche questo paradosso legato alle scommesse sportive e calcistiche. Un mercato esploso in Italia sulla scia di quanto accade da tempo nel resto del mondo, dove il giro d’affari complessivo nel 2021 è stato di 1.350 miliardi di euro di cui 850 relative a partite di calcio nella stragrande maggioranza dei casi disputate in Europa.
La raccolta nel Belpaese ha toccato quota 16,2 miliardi di euro
Negli stessi dodici mesi la raccolta nel Belpaese ha toccato quota 16,2 miliardi di euro di cui 11,8 sul pallone e di questi il 17% (2,02) sul campionato di Serie A. Quel mondo che da anni sta combattendo una battaglia per vedersi restituito il diritto di poter raccogliere sponsorizzazioni nel mondo del betting, una torta di cui godono tanti club europei e che è stata preclusa ai nostri nel 2019 con l’approvazione dell’allora decreto Dignità e con la messa al bando dei legami commerciali tra società e aziende del settore. Un danno che la Lega Serie A e la Figc stimano in non meno di 150-200 milioni di euro a stagione sportiva e che si somma a tanti errori e a qualche fenomeno di contesto che contribuiscono ad allontanare l’equilibrio nei conti di tutto il sistema.
Le scommesse demonizzate per gli imprenditori del calcio interessano, eccome, allo Stato
Il paradosso è che le scommesse demonizzate per gli imprenditori del calcio interessano, eccome, allo Stato. Basta dare un’occhiata alle tabelle sul gettito erariale generato dalla raccolta da 16,2 miliardi di euro per eventi sportivi: 394 milioni di euro girati al Fisco saltando il passaggio intermedio, quello di chi con i propri investimenti e i propri marchi garantisce il funzionamento delle competizioni che poi vengono vendute dai bookmakers. Il solo calcio partecipa per 303 milioni al gettito erariale e questi conti sono stati portati anche sui tavoli dei governi Conte e Draghi nel corso della pandemia per cercare di far cadere il muro del “niente aiuti ai ricchi scemi”. Senza risultati, evidentemente, perché i ristori sono stati negati (ci si è fermati a formule di sostegno indiretto condivise con altri settori con dilazioni e proroghe di pagamenti) e nemmeno il tentativo di cancellare il decreto Dignità è andato a buon fine.
Non è difficile prevedere che il trend sarà in crescita anche nei prossimi anni
Dunque, la gallina dalle uova d’oro continuerà a sfornare il proprio prezioso prodotto e lo Stato proseguirà nella sua raccolta senza restituire nulla al sistema calcio. Non è difficile prevedere che il trend sarà in crescita anche nei prossimi anni, basta analizzare la curva dal 2016 in poi quando, con l’eccezione del 2020 con la forte limitazione degli eventi causa Covid, i volumi si sono costantemente alzati con un tasso del 100% da 8,2 a 16,2 miliardi. In cinque anni (meno uno). Un business sicuro su cui si è consumata più di una battaglia nelle stanze della politica.
Il massimo campionato italiano, pur con tutte le sue criticità, rimane l’unica locomotiva del calcio tricolore
Una curiosità: nella classifica della raccolta scommesse calcistiche per eventi sportivi nel 2021 alle spalle del campionato di Serie A (2,02 miliardi di euro) ci sono solo competizioni internazionali: Champions League, Premier League, Liga, Europeo 2020, qualificazioni al Mondiale 2022, Bundesliga e Ligue1. Solo dopo (9° posto) arriva la Serie B con i suoi 317 milioni di euro, il 2,7% del totale. Cosa significa? Che il massimo campionato italiano, pur con tutte le sue criticità, rimane l’unica locomotiva del calcio tricolore e più in generale di tutto lo sport. Da mandare a memoria come lezione quando si ipotizzano interventi punitivi nei suoi confronti.