C’erano un volta i calciatori, soprattutto gli “ex-calciatori”. Quelli che erano più giocatori che personaggi. Quelli che ti davano il numero di telefono e che, se li chiamavi nei tempi e nei modi dovuti, ti rispondevano. Uomini gentili e disponibili. E così era facile avere interviste, opinioni, analisi. Tutto facile, tutto gratis frutto di rapporti e contatti diretti cresciuti negli anni. Poi è arrivato il “diritto d’immagine”, il procuratore diventato vero padre padrone del giocatore, anche da ex, e l’agente che le pensa tutte pur di spremere un euro da qualsiasi cosa. Con tanto di tariffario per la comparsata televisiva, il video social, persino l’intervista. E stiamo parlando di miliardari, super benestanti, che sembrano però non essere mai sazi.
Come quel Campione del Mondo 2006 che da qualche tempo a questa parte invece che rispondere come faceva prima al telefono ha lasciato la sua consueta disponibilità nelle mani dell’agenzia di talent di turno a cui bisogna far riferimento per ogni cosa, in nome del 10%. Eppure il nostro dovrebbe avere tutt’altro atteggiamento visto che ora è di fatto fuori da qualsiasi giro che conta. Niente Tv, nessuna attività social, persino i suoi tentativi di costruirsi una carriera da allenatore si sono bloccati in fretta, tra un fallimento e l’altro. Così oggi si trova a fare più o meno il testimonial di cose federali e non solo, mentre gestisce il suo circolo di padel. Speriamo, almeno quello, senza avere agenti inutili tra le scatole.