La comparsata a 90° Minuto di Daniele Orsato, numero uno degli arbitri italiani e (per il 2020) anche numero uno mondiale, è stata celebrata come la caduta di un muro più resistente di quello di Berlino. È il vento della rivoluzione che il nuovo capo dei fischietti, Alfredo Trentalange, vuole portare come segno di discontinuità rispetto al passato. Volete gli arbitri parlanti? Eccoli. E Orsato ha rappresentato il test di un progetto che, nelle intenzioni dell’AIA, è destinato a proseguire oltre. L’apparizione dell’arbitro di Schio è stata giudicata favorevolmente nelle recensioni del lunedì: bravo, bene, bis.
Nella realtà è stata una grande occasione persa perché di tutto il suo intervento, alla fine, l’unica cosa rimasta nella testa della gente è l’ammissione di aver sbagliato nell’ormai lontano aprile 2018 nel non buttare fuori Pjanic nel famoso Inter-Juventus che contribuì a cancellare le speranze scudetto del Napoli. Roba andata in prescrizione ormai da tempo, esercizio di onanismo per tifosi da bar sport oltre che conferma di una cosa che era chiara già un secondo dopo l’evento: e cioè che quel giorno Orsato aveva preso una (e non solo una) topica clamorosa. Quindi alla fine la prima volta storica di un arbitro in tv senza filtri si è ridotta all’esibizione di un feticcio a favore di tifoseria. Peccato.
Speriamo che l’esperimento non venga cancellato e ci sia modo e tempo di farlo crescere. Magari per arrivare a un modello da sogno, stile NBA, in cui poche ore dopo le partite i giudici e direttori di gara spiegano con un comunicato ufficiale la ratio delle scelte più complesse. Senza filtri e senza autoreferenzialità (se si sbaglia, si ammette), ma anche senza trappole per riaccendere polemiche ormai sepolte dal tempo. Orsato se l’è cavata bene, compresa la parte in cui ha tranquillizzato gli interlocutori spiegando che dell’errore di Pjanic se n’era accorto la sera stessa alla fine della partita. Il problema non è lui ma il contorno.