Sono due i pettegolezzi professionali, diciamo così, che stanno circolando impetuosi in queste settimane attorno al mondo del calcio.
La prima notizia purtroppo arriva da quella parte del mondo del pallone che esiste ma che vive nascosta, lontana, molto lontana da quella dorata illuminata dai riflettori degli stadi e della stampa.
Crisi calcio, organici ridotti all’osso
Il 31 gennaio scorso infatti, ultimo giorno di mercato con i tifosi sognanti e milioni di euro spesi per cercare di migliorare le cose un po’ da tutte le squadre, un responsabile del personale di una squadra della Serie A con il Responsabile di un settore consegnava ad uno dei dipendenti la lettera di licenziamento che sarebbe scattato il giorno seguente. Un fulmine a ciel sereno capitato sulla testa del licenziato senza alcun tipo di avvisaglia. Certo, da un anno sono stati diversi i tagli all’organico dipendenti in quella squadra ma nessuno poteva pensare una cosa simile dato che il dipendente fa parte di un settore considerato strategico.
Eppure la lettera è arrivata. Il tutto per una persona con una carriera di quasi 15 anni nella stessa squadra, conosciuta da tutti, apprezzata da tutti. La motivazione? «Ci spiace ma la sua posizione non è più ritenuta necessaria». E tanti saluti.
Non pensate poi sia una rarità. La crisi economica del mondo del calcio si sta trasformando in una falce con gli organici aziendali davvero ridotti all’osso. Calcoli ufficiali non ce ne sono, e ci mancherebbe, ma le voci raccontano di squadre che abbiano ridotto anche di un quarto il numero dei lavoratori.
La guerra dei social
Ma c’è un’altra vicenda (lavorativa) di cui si chiacchiera parecchio. Il mondo infatti sta cambiando; i calciatori cercano infatti di costruirsi delle macchine da social alle loro spalle per diventare famosi, guadagnare follower e contratti pubblicitari. I procuratori hanno cercato di adeguarsi a questa nuova specializzazione, non proprio il piatto forte della casa, appoggiandosi a società esterne.
E ce n’è una che sta andando per la maggiore; tutto bene, tutto corretto, tutto legale. Ma tutti fanno notare come dentro a questa società di sono due nomi del giornalismo sportivo, di alto livello, che farebbero pesare in maniera importante questo connubio social-giornalismo.
In molti, forse invidiosi, fanno infatti notare come guarda caso i clienti di questa azienda godano di stampa favorevole e di visibilità che altri si sognano. Insomma, il discorso sarebbe: dai a me la gestione dei tuoi social ed io, oltre a questo ti garantisco interviste e buone pagelle che fanno da moltiplicatore della visibilità.
La cosa sarebbe nota alla direzione (che lascia fare) ma nella redazione in questione ha creato molti malumori ed invidie.