Con il via libera del Senato al disegno di legge per l’inserimento dello Sport in Costituzione (195 voti favorevoli, 5 contrari e 12 astenuti) la riforma che sta tanto a cuore al movimento, dal Coni in giù, fa un ulteriore passo verso il traguardo. Non dovrebbero esserci grandi problemi a concludere l’iter perché lo schieramento dei favorevoli è di gran lunga schiacciante rispetto ai contrari. Al Senato, ad esempio, a dire di no sono stati i rappresentanti di Italexit, non sufficienti nemmeno per fare il solletico al ddl. Dopo l’ok di palazzo Madama il provvedimento ora torna a Montecitorio dove dovrà arrivare l’approvazione definitiva trattandosi di un ddl di modifica costituzionale che ha necessità di una doppia deliberazione per ciascun ramo del Parlamento con maggioranza assoluta.
Di cosa si tratta?
Il testo votato e che sta per concludere il suo percorso in maniera positiva introduce un ulteriore comma all’articolo 33 della Costituzione, per riconoscere il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva. Un riconoscimento sacrosanto a un mondo storicamente abituato a dare grande lustro e ribalta al Paese (e anche alla sua politica) pur dovendo fare i conti con un trattamento di non grande riguardo quando si tratta di mettere mano al portafoglio. E’ il caso del sempre discusso tema degli investimenti infrastrutturali: piscine e palestre che mancano nelle città italiane, sono spesso legate all’edilizia scolastica, assegnate anno per anno e incompatibili con una programmazione che venga incontro alle esigenze di famiglie e società. Oppure dello sport a scuola, ridotto a una specie di lunga ricreazione a meno che non scattino i protocolli con il Coni o con altri enti che spediscono negli istituti istruttori formati per cercare di avviare i bambini e ragazzi allo sport praticato. Non è solo un problema di base agonistica da cui poi estrarre i campioni del futuro, quelli che vanno alle Olimpiadi e poi a fare passerella con le loro medaglie dal ministro di turno, ma di creare una cultura sulla quale poi innestare anche stili di vita corretti che significano una salute migliore e minore costi per il Paese.
Il riconoscimento dello sport nella Costituzione italiana arriva nel 2022 della grande disillusione
La scelta del Governo Draghi di destinare all’area sportiva solo 700 milioni di euro dei fondi del PNRR (più 300 milioni per le palestre scolastiche da mettere in sicurezza) ha fatto storcere la bocca a tanti a partire dal numero uno del Coni, Giovanni Malagò, che ha lamentato lo scarso coinvolgimento e anche l’esiguità della cifra che rappresenta a mala pena lo 0,5% del totale dei fondi del PNRR contro un peso sul PIL italiano del comparto sport che supera il 2% se si considera anche l’indotto. Ora, con l’ingresso in Costituzione, la speranza dei vertici sportivi italiani è di riuscire ad avere un’attenzione maggiore dal governo di turno usando anche l’appoggio del nuovo status.