Maradona causa morte: l’indagine prosegue per capire cosa ha causato realmente la fine del campione argentino. Si indaga sulla possibilità che potesse essere salvato se ricoverato in tempo.
Maradona causa morte: tanti dubbi
Il 25 novembre 2021 è il primo anniversario dalla morte di Diego Armando Maradona, indimenticato campione argentino e leggendario numero 10 del Napoli. Diego è morto pochi giorni dopo aver compiuto 60 anni. L’argentino versava da tempo in condizioni di salute precarie ed è morto ufficialmente per un endema polmonare acuto causato da un’insufficienza cardiaca. Maradona, alcuni giorni prima, era stato operato alla testa.
Tra le tante notizie circolate dopo la morte di Maradona, una parla di un cocktail di psicofarmaci che sarebbe stato letale per il campione del mondo del 1986. Sono sorti, dunque, dei dubbi legati alle prescrizioni dei medici nei suoi confronti: si teme proprio i farmaci possano essere stati la causa della morte.
Intanto, pare che Diego Armando Maradona sarebbe stato “sepolto senza cuore”. E’ stata la rivelazione di Nelson Castro, giornalista e medico argentino: “Il suo cuore è stato estratto per studiarlo perché era molto importante nel determinare la causa della morte”.
Morte Maradona: le indagini
Sulla morte del campione argentino è stata aperta un’inchiesta e sono state avviate le indagini. Nella perizia di 70 pagine, gli esperti parlano di “comportamento inadeguato, sconsiderato e carente”. Maradona – come evidenziato dal documento pubblicato dalla stampa argentina – “avrebbe avuto maggiori possibilità di sopravvivenza se fosse stato ricoverato in un centro sanitario polivalente”. Sarebbe invece, è questa una delle conclusioni, stato abbandonato dai medici che lo avevano in cura e sarebbe morto dopo 12 ore di agonia.
Dunque, secondo gli inquirenti se Diego Armando Maradona fosse stato ricoverato in tempo e curato nel modo giusto ora potrebbe ancora essere vivo. La commissione medica era composta da venti esperti, tra patologi forensi che hanno eseguito l’autopsia e specialisti di varie discipline, e ha concluso che il fuoriclasse “avrebbe avuto maggiori possibilità di sopravvire” se fosse stato ricoverato in un centro di assistenza adeguato. “Tenuto conto del quadro clinico, clinico-psichiatrico e delle cattive condizioni generali, avrebbe dovuto continuare la riabilitazione e le cure multidisciplinari in un istituto appropriato”.
Secondo gli esperti, “i segni di pericolo di vita presentati dal paziente sono stati ignorati mentre a Maradona non sono stati garantiti controlli e assistenza corretti dal punto di vista medico, infermieristico e terapeutici nel tempo e nella forma”.
A Maradona è stato inoltre somministrato “un farmaco controindicato per i pazienti con disturbi cardiaci. Non si può escludere – spiega il documento – che il farmaco abbia avuto un’incidenza sull’esito fatale“.
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